Editoriale 69 | Sicurezza partecipata, questa è la risposta
di Redazione | 5 Aprile 2016Il concetto chiave non è più la presenza in rete, ma la connessione: se si è presenti ma non connessi, si è soli. Antonio Spadaro
Il 15 marzo scorso, a una serata sul tema sicurezza organizzata in Cantina Valpantena da FNP (Federazione Nazionale Pensionati) CISL Verona, alla quale sono stato invitato a partecipare in qualità di moderatore, ho potuto ascoltare e apprezzare un intervento in controtendenza rispetto al sentir comune, pronunciato dal Maggiore Antonio Mancini, neo Comandante della Compagnia Carabinieri di Verona (in carica da circa sei mesi).
Mancini, nonostante la giovane età, ha già maturato molta esperienza svolgendo ruoli di comando in regioni difficili dal punto di vista delle criminalità come Sicilia e Calabria, e quella sera, con tono pacato ma altrettanto deciso, tra lo stupore e l’incredulità generale, ha sottolineato più volte come la “militarizzazione” del territorio che tante persone auspicherebbero oggigiorno, con il dispiegamento ipotetico del doppio o del triplo dei mezzi e degli agenti dell’Arma, non avrebbe un effetto proporzionalmente efficace sulla diminuzione del numero dei reati maggiormente percepiti tra la cittadinanza. Anzi, sarebbe pressoché inutile se non supportato da un ruolo attivo e complementare da parte della cittadinanza stessa.
Secondo Mancini, infatti, «non è mettendo un carabiniere o un poliziotto in più sulla strada che si evitano furti, raggiri, truffe e rapine». E allora – si borbottava tra il pubblico – cosa serve? Come si può creare un deterrente efficace per rendere più sicure le nostre case, i nostri quartieri e le nostre aziende?
«La risposta più efficace, che ci crediate o no, è la cultura della cosiddetta “sicurezza partecipata”» ha ribattuto il Maggiore. «Se ognuno di noi riuscisse a sviluppare quel forte senso civico, quello spirito di partecipazione alla vita quotidiana della comunità in cui vive, quella capacità di pensare anche al bene comune, del vicino o dei vicini, oltre che al bene proprio…allora si otterrebbero degli ottimi risultati, direi sorprendenti, anche senza il dispiegamento di decine o centinaia di uomini delle Forze dell’Ordine sul territorio».
Una semplificazione, o meglio una tesi, che non a tutti quella sera è sembrata così chiara e convincente, ma che racchiude in sé un principio, quello della compartecipazione tra le persone, che può generare soluzioni e opportunità estremamente efficaci in qualsiasi tipo di situazione, anche negativa.
In una società in cui per molto tempo si è dato spazio all’individualismo e all’io piuttosto che al noi, una risposta concreta per far fronte alle difficoltà arriva direttamente dai concetti già noti, ma forse dimenticati, di comunità e di reti comunitarie.
Il vento sta cambiando. Per fortuna. Su questa logica di compartecipazione si sta muovendo anche Verona Network, l’associazione nata in occasione di Expo 2015 che ora, ad evento terminato, sta portando avanti il suo programma con un calendario di appuntamenti mensili di approfondimento sui temi principali che riguardano la città e la sua provincia, coinvolgendo in un dialogo costruttivo tutti i principali attori del territorio: istituzioni, aziende professionisti e cittadini.
Abbiamo iniziato il 19 febbraio proprio col tema sicurezza, abbiamo creato un focus il 18 marzo scorso in Gran Guardia sul settore agroalimentare, proseguiremo il 15 aprile con un incontro sulle reti, network e start-up e poi il 20 maggio parlando di turismo…fino ad arrivare a dicembre 2016. Non c’è miglior futuro di quello che desideriamo: per vederlo realizzato dobbiamo esserne protagonisti attivi.


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