Editoriale 64
di Redazione | 15 Ottobre 2015Qualche giorno fa mi trovavo nella vicina città di Vicenza. Durante una passeggiata nel centro storico, il mio sguardo si è soffermato su una frase di Albert Einstein riportata su una panchina all’esterno di un locale. Diceva così: “Se vuoi capire una persona, non ascoltare le sue parole, osserva il suo comportamento”. Da quell’istante in poi, ripensando al tema di approfondimento che avrebbe caratterizzato questo numero del giornale, ho provato a cimentarmi in un esperimento, per quanto empirico: ho proseguito la camminata cercando di osservare più attentamente i tanti ragazzi e ragazze che in quelle ore di un mite pomeriggio di ottobre stavano affollando l’elegante Piazza dei Signori e le vie adiacenti.
In quei momenti di attenta osservazione, ho cercato di cogliere alcuni aspetti legati alla sfera dell’affettività. Sorrisi, abbracci, qualche carezza e qualche bacio intervallati da un utilizzo molto frequente del telefonino. Talmente frequente che i giovani si ritrovavano spesso in una situazione di isolamento, pur rimanendo stretti in gruppo.
Nell’era cosiddetta digitale, in cui i ritmi veloci della comunicazione hanno modificato anche alcune dinamiche fondamentali in ambito relazionale, noi di Pantheon ci siamo chiesti se tra i giovani c’è ancora spazio per i sentimenti, quelli veri, quelli profondi, o se sono stati sostituiti – parafrasando un concetto espresso dallo psichiatra Vittorino Andreoli – da semplici emozioni, quest’ultime intese come stimoli che provocano una reazione immediata ed effimera.
La risposta che ci siamo dati è certamente sì. I nostri ragazzi sanno ancora pensare e parlare d’amore e di sentimenti, ci mancherebbe, nonostante il contesto generale che li circonda non li aiuti a mettere a fuoco alcuni valori che per le generazioni pre-digitalizzazione sono scontati. Tuttavia serve un aiuto, serve un percorso fondato soprattutto sul dialogo. Penso ad esempio in famiglia, tra figli e genitori.
Parlare di temi come l’affettività, l’amore, ma anche di educazione sessuale, in casa, a scuola, in contesti in cui si formano le nuove generazioni, si rende necessario oggi ancor di più se non si vuole incorrere in un imbarbarimento e in una mercificazione dei sentimenti stessi. I numeri che gli osservatori e i centri di ricerca ci sottopongono periodicamente sull’approccio che gli adolescenti e i preadolescenti hanno nei confronti del sesso sono preoccupanti. Diminuisce di anno in anno l’età media in cui si ha il primo rapporto, c’è disinformazione sui rischi e sulle conseguenze dei rapporti non protetti, si confondono sempre di più, appunto, istinti e sentimenti.
C’è una forte necessità di ristabilire dei punti di fermi, di riferimento, per riattivare un confronto tra giovani e famiglie, giovani e adulti. Il Primo Piano a firma della nostra collaboratrice Giovanna Tondini ha questo obiettivo, lasciare uno spunto di riflessione a noi tutti per riuscire, come diceva Einstein, a tornare ad essere nel nostro piccolo degli educatori, ad osservare il comportamento dei nostri giovani per capirli nel profondo, ancor prima che siano loro, a fatica, a chiederci le cose.


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