Rosabianca Cinquetti: il legame con Cerro e l’arte

di Franca Conti | 16 Luglio 2025

La più nota è sicuramente la sorella, la cantante Gigliola, ma in famiglia Cinquetti l’arte si è espressa anche in altre forme, quella pittorica per la precisione, di cui Rosabianca ha lasciato ampia eredità nelle sue tele iperrealiste.

Nello studio della figlia Chiara attira l’attenzione il grande passaverdure, opera della madre. «Li chiamava “mostri domestici”, perché la aiutavano ad esorcizzare la quotidianità», racconta Chiara. «I miei genitori si sono incontrati per la prima volta a Cerro, quando da ragazzi passavano le estati nelle case dei nonni. Poi anche noi figlie abbiamo passato tante belle estati nella casa di Via Grotta delle Fate, con parenti e amici e a studiare per la maturità».

Rosabianca Cinquetti

«Siamo tutti molto legati a Cerro e ci hanno fatto molto piacere la partecipazione e l’affetto per la recente scomparsa di Robi», Maurizio Angiari apre il cuore e anche i suoi ricordi parlando di Robi, come chiama affettuosamente la moglie. «Ci conoscevamo da sessant’anni».

Rosabianca era stata educata già in giovane età all’amore per il disegno e per la progettazione. Dopo qualche anno di insegnamento, iniziò a frequentare i corsi dell’Accademia “G.B. Cignaroli”, che la convincono a dedicarsi a tempo pieno alla pittura. Della stessa accademia diventerà in seguito “Socio Accademico Attivo”.

Attratta dall’iperrealismo americano, elaborò una sua forma di iperrealismo europeo, così da definire la sua professione d’artista come una sorta di auto-psicanalisi. I drappi attorcigliati a simboleggiare i rapporti di coppia, il tema dei grandi occhi per parlare dell’interiorità, ed infine, il tema dell’uovo, che riassume l’inquietudine della morte e l’ansia del vivere.

«Rosabianca preferiva non separarsi dalle sue opere, il mercato dell’arte non la interessava. Per quindici anni è stata responsabile, come volontaria, dell’attività espositiva dello “Spazioarte Pisanello della Fondazione Toniolo”, nella quale ha allestito più di duecento mostre. Ed è stata anche membro della “Commissione Diocesana per l’Arte Sacra”» conclude il marito.