Università di Verona, sfide e proposte per il prossimo futuro

di Redazione | 20 Giugno 2025

Alta formazione, ricerca scientifica di qualità e innovazione sono gli asset su cui si è fondato il grande sviluppo dell’università di Verona negli anni del mandato del Magnifico Rettore Pier Francesco Nocini. Una crescita per l’università cittadina che è oggi sempre più attrattiva con i suoi 30 mila tra studentesse e studenti che hanno scelto Verona per trascorrere gli anni della formazione e che ha visto coinvolto l’intero sistema Verona.

Il Magnifico Rettore Pier Francesco Nocini

Questa grande crescita, che si è concretizzata grazie alla sinergia con gli enti e le organizzazioni del territorio attraverso una visione comune, comuni strategie e progettualità condivise, è stata realizzata nonostante le sfide che l’università di Verona e l’intero sistema universitario italiano stanno affrontando o affronteranno nel prossimo futuro.

Verona, come gli altri Atenei sta lavorando alla revisione del percorso di accesso alla formazione in Medicina e Chirurgia; dopo anni di dibattito, il sistema di selezione per l’accesso ai corsi di laurea in Medicina è oggetto di una profonda trasformazione, si sta gradualmente abbandonando il modello del test d’ingresso a numero chiuso su base nazionale, per introdurre un sistema più flessibile e articolato, con una maggiore responsabilità per le singole sedi universitarie.

«Questa riforma, che vuole valorizzare le vocazioni e il merito degli studenti – spiega il Rettore Nocini – comporta un impegno significativo per le università, chiamate a gestire un aumento considerevole del numero di studenti nel primo semestre e garantendo, allo stesso tempo, la qualità della didattica e delle infrastrutture. Stiamo lavorando intensamente per mantenere un equilibrio tra l’ampliamento dell’accesso e la salvaguardia della qualità formativa. Obiettivo che potremo raggiungere solo attraverso una pianificazione attenta e un adeguato supporto delle istituzioni».

«La mia presenza all’interno dell’Osservatorio Nazionale per la Formazione Sanitaria Specialistica del Ministero dell’Università e della Ricerca in qualità di membro designato dal Ministero della Salute – aggiunge Nocini – mi ha dato l’opportunità di seguire da vicino anche le questioni che riguardano i medici in formazione. All’interno dell’Osservatorio sto lavorando a una proposta che riguarda le nostre specializzande e i nostri specializzandi, non vorrei creare illusioni, ma ci stiamo adoperando affinché possano essere accorciati i tempi dei contratti RTT, ritenendo validi i tre anni della durata, così come era previsto per la precedente figura degli ex RTDA e accelerare così i tempi di passaggio alla successiva fase di Professore Associato, in modo che queste ragazze e ragazzi possano più rapidamente accedere al mondo del lavoro per assicurarsi un miglior tenore di vita e portare le loro necessarie competenze e conoscenze all’interno del Sistema Sanitario».

Tra le proposte del Rettore anche quella di creare Scuole di specialità Interateneo come soluzione per migliorare la qualità della formazione degli specializzandi, rendere più efficiente l’organizzazione delle Scuole, contenere i costi a carico di Atenei e Aziende sanitarie a beneficio dei pazienti.

Accanto a queste, si pongono ulteriori sfide da affrontare, tra cui il calo demografico, la sostenibilità economico-finanziaria in un contesto di risorse limitate, le nuove modalità di reclutamento, la trasformazione dell’assegno di ricerca in contratto di ricerca, e l’imperativo dell’innovazione tecnologica, cui le università devono saper tenere il passo in un sistema accademico internazionale sempre più competitivo, concorrenziale anche per la crescita esponenziale delle università telematiche negli ultimi anni.

«Questo nuovo scenario – chiosa il Magnifico Rettore – richiede un approccio che privilegi, da un lato, strategie di gestione capaci di garantire la stabilità economica e finanziaria, l’elevata qualità della ricerca e della didattica e che, dall’altro, non perda mai di vista la natura più profonda delle nostre istituzioni: il loro valore intrinseco, che coincide con il progresso delle nostre Comunità di riferimento e, più in generale, del Paese. La complessità del momento che le nostre Università stanno vivendo deve spingerci ad affrontare ogni riflessione partendo dal principio del “bene comune”. Un obiettivo, ma soprattutto un valore che guida il lavoro quotidiano di tutte le persone che lavorano nelle università e che deve continuare a ispirare il nostro impegno accademico, per la formazione e la ricerca, affinché diventi l’orizzonte ideale verso cui tendere anche per le nuove generazioni, che rappresentano il futuro delle nostre Comunità».