A Novezzina, un museo interattivo e multisensoriale

di Erika Prandi | 16 Luglio 2024
Il 20 aprile è stato inaugurato il Museo della Biodiversità a Novezzina, località di Ferrara di Monte Baldo. Il museo (o, meglio, la raccolta museale) è inserito nel Parco Naturalistico Scientifico che comprende anche l’Orto Botanico, l’Osservatorio Astronomico e il Rifugio Novezzina. Non a caso è stato intitolato a Francesco Calzolari (1522-1609), considerato il primo…

Il 20 aprile è stato inaugurato il Museo della Biodiversità a Novezzina, località di Ferrara di Monte Baldo. Il museo (o, meglio, la raccolta museale) è inserito nel Parco Naturalistico Scientifico che comprende anche l’Orto Botanico, l’Osservatorio Astronomico e il Rifugio Novezzina. Non a caso è stato intitolato a Francesco Calzolari (1522-1609), considerato il primo naturalista veronese nonché autore nel 1566 del diario “Il viaggio di Monte Baldo, della magnifica città di Verona” presente all’interno di una teca. La cosa interessante è che si può sfogliare grazie ad uno schermo touch screen che consente di visualizzare e ingrandire le diciassette pagine digitalizzate.
Lo spazio museale, di proprietà del Comune ma gestito dalla cooperativa Il Ponte, è stato realizzato grazie al finanziamento della Fondazione Cariverona e del Comune stesso, su progetto scientifico di Daniele Zanini. Seppure inserito all’interno di tre piccoli ambienti, il museo è ben articolato e organizzato in modo da rendere facilmente intuibile la comprensione del percorso narrativo che si suddivide in quattordici sezioni. Come suggerisce il pannello informativo posto all’ingresso, vuole essere un luogo in cui potersi avvicinare alla conoscenza della Natura. Una mission, questa, rivolta non solo ai cittadini italiani, ma anche agli stranieri che potranno accostarsi al museo selezionando la loro lingua tramite qr-code (per ora ancora in fase di progettazione). Già dall’esterno, però, si possono ammirare reperti fossili e pubblicazioni scientifiche inserite nelle due vetrine ad arco. Tra tutti spicca il granchio di fiume da cui i grafici hanno preso spunto per il logo del museo.
Il progetto museografico di Carlo Saletti e Roberto Salieri punta all’interattività, al coinvolgimento sensoriale ed emotivo per far conoscere attraverso i sensi una biodiversità unica al mondo da proteggere attraverso la sua conoscenza.