Alessandro Conti: «Così cambiamo la scuola: meno voti, più studenti protagonisti» 

di Rosa di Cagno | 3 Ottobre 2025

È possibile immaginare una scuola diversa? Una scuola che riconosca davvero le differenze tra gli studenti e non li costringa a vivere passivamente una cultura imposta? Alessandro Conti, professore di lettere al Liceo Classico Maffei di Verona, si confronta ogni giorno con queste domande. Ogni giorno osserva come ansia, verifiche concentrate e troppi voti rischino di spegnere la curiosità. Per questo sperimenta in classe nuovi modi di insegnare: lascia che gli studenti discutano, scelgano e costruiscano insieme il loro percorso. Trasforma il voto da giudizio finale a strumento di crescita e cerca di distribuire meglio il carico di lavoro per ridurre stress e pressione. Fuori dall’aula porta avanti un progetto su YouTube, dove le sue lezioni di letteratura, latino e greco sono aperte a tutti. Così cerca di trasformare la scuola in un luogo di crescita e partecipazione, non solo di giudizio.

Si parla molto di valutazione educativa. Di che cosa si tratta? 

La valutazione tradizionale serve a certificare il risultato, quella educativa, invece, dà un riscontro preciso e personalizzato per aiutare a migliorare. Se dico ad uno studente – a me piace dire a chi studia con me -, “lavora sulla struttura del paragrafo, accorcia i periodi, pianifica meglio”, sto offrendo strumenti concreti di crescita. Il voto numerico, da solo, rischia di mettere le persone in una “casella” dalla quale poi faticano a uscire. 

Questo tipo di valutazione richiede un cambiamento di mentalità anche per i docenti. Come lo state affrontando? 

Esatto, non è un mero cambiamento di prassi, è un ripensamento profondo di cosa sia il voto. Bisogna smettere di usarlo come strumento di potere – tutti e tutte noi, almeno una volta, lo abbiamo fatto. Richiede consapevolezza, formazione e confronto tra colleghi. Non è facile, ci sono resistenze, ma vediamo sempre più insegnanti interessati. È un cambiamento lento, ma credo che possa diventare strutturale. 

Oltre alla valutazione, anche la didattica deve cambiare. Lei sperimenta da tempo la “flipped classroom”. In cosa consiste? 

La didattica capovolta sposta la lezione frontale a casa, tramite video o letture, e lascia lo spazio in classe per attività più partecipative: discussioni, esercitazioni, progetti. Sul mio canale YouTube carico lezioni di letteratura e di lingue classiche che le persone che studiano possono guardare quando sono a casa, in condizioni migliori. Così in classe possiamo lavorare insieme in modo attivo, e questo ci coinvolge di più. 

Su YouTube raggiunge molti utenti: qual è lo scopo del progetto? 

È nato per aiutare chi studia con me, ma col tempo è diventato una risorsa aperta a chiunque. Ci sono persone che mi scrivono anche anni dopo per ringraziarmi, gente che magari non ha mai studiato greco e vuole approfondire. È una piccola forma di educazione permanente, perché la letteratura, antica e moderna, dovrebbe essere accessibile anche a chi è fuori dalla scuola.