Cervelli in fuga: un esodo di 2mila veronesi all’anno

di Laura Pellegrini | 29 Agosto 2025
Per un giovane su due il futuro non è nella propria terra origine: dopo la laurea, molti ragazzi decidono di spostarsi all’estero, dove vengono accolti da migliori opportunità lavorative, salari più elevati e carriere più stabili.Secondo gli ultimi dati della Fondazione Nord Est, nell’ultimo anno 11.491 giovani tra i 25 e i 34 anni si…

Per un giovane su due il futuro non è nella propria terra origine: dopo la laurea, molti ragazzi decidono di spostarsi all’estero, dove vengono accolti da migliori opportunità lavorative, salari più elevati e carriere più stabili.
Secondo gli ultimi dati della Fondazione Nord Est, nell’ultimo anno 11.491 giovani tra i 25 e i 34 anni si sono cancellati dall’anagrafe per trasferimento all’estero.
La nostra provincia è una delle più colpite, con 9.040 cancellazioni di giovani dalle anagrafi cittadine tra il 2011 e il 2024. Nell’ultimo anno, inoltre, sono aumentati anche gli espatri nella fascia d’età tra i 40 e 64 anni, come confermano i dati ISTAT.

Le cause
I giovani sono convinti che il proprio futuro si giochi fuori dall’Italia. Sebbene la qualità della vita nella città scaligera venga comunque apprezzata (con una media di 3.7 su 5), gli aspetti più critici evidenziati dalla ricerca riguardano la casa e il lavoro. L’accesso ai mutui è sempre più complesso, così come la ricerca di un’occupazione stabile e sicura, possibilmente in linea con il proprio percorso di studi. Al di là della formazione, che per moltissimi ragazzi avviene in Italia, mancano le opportunità: salari bassi e poco competitivi, contratti precari, difficoltà di accesso al credito per l’acquisto di immobili, servizi pubblici inefficienti, ecc. L’Italia è il paese ideale per la formazione dei giovani talenti, ma le scarse opportunità di inserimento lavorativo spingono i ragazzi a cercare esperienze e carriere altrove.

Valentino Giarola è un ricercatore e biotecnologo veronese che, dopo l’Erasmus in Germania e diversi anni di ricerca a Bonn, ha deciso di stabilirsi in Olanda, dove ha trovato stabilità lavorativa e riconoscimento economico. Ad oggi lavora come ricercatore e manager delle operazioni per un’azienda locale. «Finita la borsa di studio, a malincuore, ho dovuto lasciare l’Italia per l’Olanda, dove sono riuscito a trovare facilmente un lavoro a tempo indeterminato» ci ha spiegato

Come lui, anche Emma Maria Ugolini sogna una carriera all’estero, dove vedere riconosciuto il proprio valore e le proprie competenze e soprattutto dove poter crescere a livello professionale. «Penso si stia meglio fuori dall’Italia», racconta Emma dopo le sue due esperienze a Zurigo, presso una struttura ospedaliera d’eccellenza. «Non è che si lavori meno o si guadagni di più, però tirando le somme, all’estero vedo un’offerta migliore, per cui avendone la possibilità proseguirei il mio percorso altrove». Emma è una brillante studentessa di Medicina diplomata all’istituto Aleardo Aleardi di Verona e premiata dal presidente della Repubblica come Alfiere del Lavoro.

Leonardo Todeschini, invece, è un giovane 25enne appena partito per Boston: il suo sogno è quello di aprire un laboratorio per fare ricerca sulle malattie neurodegenerative. Negli Stati Uniti ha trovato laboratori più grandi, tecnologie più avanzate e migliori possibilità di ricerca, ma è lui stesso ad ammettere che «se l’Italia dovesse iniziare a sbloccare investimenti di un certo calibro» la terrebbe in considerazione. 

Nonostante le esperienze all’estero, però, questi ragazzi sognano di rientrare in Italia per fare la differenza. «Mi piacerebbe tornare a vivere stabilmente in Italia, meglio se vicino alla mia famiglia», racconta Valentino. Da un punto di vista professionale, aggiunge, «mi piacerebbe costruire qualcosa di importante qui, se mi venisse data l’occasione». Anche Emma avrebbe voluto rimanere in Italia, ma purtroppo ad oggi non ha trovato l’input giusto per restare.

I prossimi passi
Sull’argomento è intervenuto anche il mondo politico della Regione Veneto, sensibile alla problematica della cosiddetta “fuga di cervelli”.

Il consigliere regionale del Gruppo Misto, Stefano Valdegamberi, invece, ha aperto un tavolo di confronto con il mondo dell’impresa e della formazione: «La mia proposta – ha spiegato – prevede che le imprese possano formare i giovani direttamente in azienda solo dopo averli assunti con un contratto di lavoro regolare. Il piano formativo sarà redatto dall’imprenditore e si svolgerà durante l’orario di lavoro con piena retribuzione».

«L’analisi elaborata da Fondazione Nord Est fa emergere in modo inequivocabile la necessità di mettere in campo una serie di misure per arrestare questa pesante emorragia demografica che dura da anni – commenta della consigliera regionale del Pd Anna Maria Bigon -. Serve un piano regionale in grado di erogare incentivi per le imprese che assumono giovani under 35 con contratti a tempo indeterminato e fondi per le start-up giovanili».
Chissà che un percorso virtuoso non possa partire proprio dal nostro territorio dove, in effetti, le imprese disposte a investire nel futuro e i giovani di talento non mancano di certo.