“Tutti macchinisti per un giorno”: il Dopolavoro Ferroviario apre le porte all’inclusione

di Matteo Scolari | 28 Agosto 2025
Presentato ieri alla presenza della vicepresidente della Regione Elisa De Berti il nuovo progetto inclusivo dell’ULSS 9.

Far vivere l’emozione di guidare un treno, conoscere la storia delle ferrovie e scoprire il dietro le quinte del mondo ferroviario. È l’esperienza che da settembre potranno fare le persone con disabilità e fragilità grazie al progetto “Tutti macchinisti per un giorno”, promosso dall’Associazione Dopolavoro Ferroviario di Verona nell’ambito del programma “Inclusione Sociale” dell’ULSS 9 Scaligera.

Le visite guidate, ospitate nei locali adiacenti alla stazione di Verona Porta Vescovo, coinvolgeranno piccoli gruppi seguiti dai volontari del Dopolavoro, che racconteranno l’evoluzione del trasporto ferroviario, le regole della stazione e permetteranno ai partecipanti di cimentarsi al simulatore di guida. L’iniziativa ha già raccolto oltre 380 adesioni da parte di centri diurni, comunità e case di riposo del territorio.

Alla presentazione erano presenti la vicepresidente della Regione Veneto Elisa De Berti, il direttore generale dell’ULSS 9 Patrizia Benini, il direttore dei servizi socio-sanitari Felice Nava, il direttore dell’UOC Sociale Maurizio Facincani, il direttore operativo infrastrutture Verona di RFI Emanuele Lolli, insieme al presidente del Dopolavoro Ferroviario Valentino Cubi e al segretario Paolo Minoia, che hanno accolto i primi visitatori.

«Questa progettualità coniuga comunità e inclusione – ha commentato De Berti – e porta esperienze emozionanti a tanti ragazzi. Ringrazio il Dopolavoro Ferroviario, RFI, l’ULSS 9 e tutti i volontari che con passione rendono possibile questa iniziativa».

«L’inclusione sociale è un tema centrale per l’ULSS 9 – ha aggiunto Benini – e il progetto di oggi è un esempio concreto di come la collaborazione con enti e associazioni possa offrire esperienze nuove e significative».

Per il dottor Nava, «il trasporto ferroviario resta uno strumento di integrazione che avvicina le persone abbattendo barriere e distanze», mentre Lolli di RFI ha ricordato che «il simulatore e i modellini aiutano a capire la complessità e la fatica dietro ogni treno, frutto di passione e appartenenza dei ferrovieri».

Un messaggio ribadito anche da Minoia: «Vogliamo dimostrare che le persone sono tutte uguali. Guidare un locomotore al simulatore o ammirare il plastico della Val d’Adige è un modo per vivere la ferrovia in prima persona».