Margherita e Samuele: l’Italia che non ti aspetti
di Rosa di Cagno | 31 Luglio 2025C’è chi viaggia per perdersi, chi per scoprirsi. E poi ci sono Margherita Panice e Samuele Baietta, che viaggiano per raccontare. Lei, napoletana di origine e veronese d’adozione, è architetto d’interni con una passione per la scrittura. Lui è veronese, social media manager, docente e videomaker. Insieme -nella vita e nel lavoro – sono le menti dietro DovesiBa, un progetto nato nel 2019 e diventato un punto di riferimento per chi cerca storie autentiche sul territorio. Il nome è un gioco, ma l’approccio è serio: Margherita e Samuele raccontano l’Italia che non finisce su una cartolina. Borghi fuori rotta, tradizioni vive, volti e sapori che hanno qualcosa da dire. Lo fanno con stile, ironia e uno sguardo preciso, lontano dai cliché. Qualità che li hanno portati a entrare nel progetto Veneto Creators, iniziativa della Regione Veneto dedicata a chi sa raccontare il territorio con voce propria.
Da dove nasce la vostra urgenza di raccontare luoghi?
Margherita: Tutto è partito da un viaggio in Scozia, nel 2019. Avevamo voglia di fermare certi momenti, certi paesaggi. Io scrivevo, Samuele scattava foto e girava video.
Samuele: La passione per i video c’era già da tempo, e quel viaggio è stato l’occasione giusta per iniziare davvero. Poi è arrivato il lockdown e, costretti a restare vicino casa, abbiamo cominciato a guardare con occhi diversi ciò che ci circondava: colli, borghi, mercatini. Ci siamo accorti che anche lì c’erano storie che valeva la pena raccontare.
Che cosa significa il vostro nome?
S: È un gioco che nasce da una cosa molto semplice: “Ba” è l’abbreviazione del mio cognome. È così che ci hanno sempre chiamato gli amici, anche prima che esistesse il progetto.
M: Visto che tutti ci chiamavano “i Ba”, ci è venuto naturale usarlo anche per la pagina.
Quando avete capito che non era più solo un hobby?
S: Abbiamo capito che non era più solo un hobby quando hanno iniziato ad invitarci agli eventi. All’inizio era solo “ci andiamo e, se ci piace, ne parliamo”. Poi è diventato chiaro che ci chiamavano perché volevano che raccontassimo le loro storie.
M: Io me ne sono resa conto un po’ dopo, forse. Quando ho visto che ci venivano fatte richieste concrete e non più solo complimenti o curiosità. Da lì, il salto è stato naturale: il gioco si stava trasformando in mestiere.
Cosa significa per voi far parte del progetto Veneto Creators della Regione Veneto?
M: È una bella responsabilità. Significa che il nostro sguardo sul territorio è stato riconosciuto come autentico. È una soddisfazione enorme.
S: È anche un’opportunità preziosa per entrare in contatto con altri creativi, confrontarci, condividere idee e crescere insieme. E naturalmente l’idea di poter incontrare il Presidente della Repubblica rende tutto ancora più significativo.
Quali studi avete fatto per migliorare il vostro lavoro da content creator?
S: Io sono un po’ nerd: corsi di social, video con lo smartphone, droni… tutto quello che potevo imparare, l’ho studiato. Anche il montaggio, la gestione dell’audio, i reel…
M: E io ho seguito la parte più testuale: scrittura creativa, SEO, narrazione. Mi piace dare un tono ai racconti, renderli “nostri”. E poi ci confrontiamo sempre su tutto, anche se litighiamo ogni tanto! (ridono, NdR)
Lavorare in coppia è più facile o più difficile?
M: Dipende dai giorni. Ci sono momenti in cui ci completiamo benissimo e altri in cui ci pestiamo i piedi. Ma abbiamo imparato a rispettare i tempi e le competenze dell’altro.
S: All’inizio eravamo sbilanciati. Io volevo fare tutto subito, Margherita era più riflessiva. Ora siamo più sincronizzati: lei è diventata più veloce, io più paziente. Ci si educa, anche nel lavoro.
Sentite una responsabilità culturale in ciò che raccontate?
S: Assolutamente sì. Abbiamo scelto di non rincorrere le mete mainstream, ma di puntare su borghi, piccoli eventi, tradizioni. Cose vere.
M: Prima di ogni uscita studiamo la storia del posto, le leggende, cosa c’è dietro. Non vogliamo vendere sogni da copertina, ma restituire la realtà con poesia. E ogni tanto anche con ironia.
Avete un luogo del cuore che non avete mai raccontato?
M: Bali. Ci siamo andati per il viaggio di nozze e abbiamo deciso di non condividere niente. Zero post, zero storie. Solo noi.
S: È stato strano all’inizio perché eravamo disconnessi da tutto. Ma ci ha fatto bene. È un luogo che resta nostro, forse proprio perché non l’abbiamo mai trasformato in contenuto.
Che consiglio dareste a chi vuole iniziare un progetto simile al vostro?
S: Di studiare. Non basta avere un telefono e un account Instagram. Serve sapere cosa si vuole raccontare, e come.
M: E di partire dalla passione. Se non c’è quello, si molla subito. I numeri vengono dopo, se hai una visione chiara e vera. E se sei disposto a fare tanta, tanta strada. Anche letteralmente.


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