The Young Pope e The New Pope
di Samuele Colombini | 15 Gennaio 2025In Italia, lo sappiamo, la maggior parte delle serie televisive che produciamo sono fiction per la tv generalista, storie di medici, poliziotti o sacerdoti che in stagioni composte da episodi per lo più autoconclusivi devono occuparsi di risolvere casi di omicidi compiuti spesso in piccole città o paesini di provincia. È raro che in questo mondo si sperimenti, ma quando ciò succede, si raggiungono picchi qualitativi sorprendenti facendo entrare questi prodotti immediatamente nell’immaginario collettivo. È il caso, ad esempio, di serie come Boris, Romanzo Criminale o Gomorra, per citarne alcune. È un caso più strano invece quello di The Young Pope, una serie di co-produzione italiana, ideata, scritta e diretta da Paolo Sorrentino, che pur avendo tutte le carte in regola per entrare nell’Olimpo della serialità italiana risulta ad oggi abbastanza dimenticata, nonostante la grande e sempre più crescente fama del suo creatore.

Arrivata per la prima volta sugli schermi degli spettatori nel 2016, The Young Pope racconta una storia immaginaria in cui, nel nostro presente, viene eletto come successore di Papa Francesco un giovane cardinale americano di nome Lenny Belardo (Jude Law) che prende il nome di Pio XIII. Scelto per il papato per via delle sue presunte idee moderate e perché creduto manipolabile dai cardinali che popolano il Vaticano, Belardo dimostra invece di essere tutto il contrario: è una figura eccentrica, per nulla moderata o manipolabile, un papa che non vuole mostrarsi ai fedeli per riportare un’aura di mistero attorno alla chiesa cattolica, che sembra voler opporsi al progressismo portato avanti dal resto del mondo, che non tollera i soprusi delle alte cariche del clero, soprattutto verso i bambini per cui lui prova un vero e sano affetto.
Nella prima stagione seguiamo le vicissitudini di Pio XIII lungo i primi mesi del suo papato, circondato da una serie di personaggi estremamente interessanti e carismatici come il segretario di stato Angelo Voiello interpretato da Silvio Orlando o la Suor Mary di Diane Keaton, e vediamo lo sviluppo della figura di Belardo, tormentato da una moralità alle volte ambigua e da una fede messa spesso da lui stesso in dubbio, nonostante venga ritenuto un santo vivente da buona parte di coloro che lo incontrano.
La seconda stagione della serie cambia nome, diventando The New Pope, al gruppo dei protagonisti si aggiunge un peso massimo della recitazione, John Malkovich, nei panni del cardinale John Brennox, successivamente Papa Giovanni Paolo III. Sì, un nuovo papa come dice il titolo, ma non intendo rivelarvi il perché della presenza di questa figura estremamente carismatica e tratteggiata.

Entrambe le stagioni di questa serie sono caratterizzate da una scrittura precisa, puntuale, perfettamente studiata in ogni scambio di battute non risultando mai banale e offrendo un punto di vista a 360° sulla chiesa cattolica, non volendo vederne solo il bello o il brutto, ma indagandone tutte le sfaccettature da punti di vista differenti, dalla più alta carica dello stato vaticano fino ai fedeli più emarginati e soli. La regia, non ci sarebbe neanche bisogno di evidenziarlo visto di chi stiamo parlando, è di altissimo livello, con inquadrature capaci di comunicare tantissimo senza mai essere didascaliche, accompagnate da uno studio delle luci di grande effetto e un sapiente uso della musica.


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