«Ho imparato a credere in me stessa»
di Rosa di Cagno | 22 Novembre 2024Determinazione e forza d’animo: sono queste le parole che meglio descrivono Francesca Porcellato, un’atleta che ha saputo trasformare le difficoltà in opportunità, diventando un esempio di resilienza e ispirazione per chiunque creda di non poter superare le difficoltà che presenta la vita. Nata a Castelfranco Veneto nel 1970, Francesca ha vissuto fin da piccola una condizione di disabilità a seguito di un incidente stradale avvenuto quando aveva solo 18 mesi. Un ostacolo complicato da superare, per una bambina che aveva già un sogno nel cassetto: diventare un’atleta. Eppure, a 17 anni, Francesca è riuscita a realizzarlo, dando inizio alla sua carriera agonistica. Da allora, la “Rossa Volante” (come è stata soprannominata) non si è mai fermata e ha macinato vittorie dopo vittorie, portando a casa anche il record del mondo di presenze olimpiche. Ad oggi – contando la presenza a Parigi 2024 – Francesca ha partecipato a 13 edizioni dei Giochi paralimpici, conquistando quindici medaglie in tre discipline diverse (handbike, sci di fondo e paraciclismo), una Coppa del Mondo e ha stabilito nel 2005 il record del mondo della maratona. Un percorso straordinario che testimonia come passione e determinazione possano abbattere ogni limite.
Quando ha capito che lo sport sarebbe diventato una parte fondamentale della sua vita?
All’inizio della mia carriera mi allenavo ritagliando momenti tra scuola e lavoro. Dopo le Paralimpiadi di Barcellona, ho capito di poter fare di più. Inizialmente praticavo solo atletica su pista, ma nel 1992 ho iniziato a partecipare alle maratone, ottenendo risultati significativi e ricevendo inviti a competizioni internazionali. Questo mi ha fatto intravedere un futuro come atleta professionista, così ho deciso di lasciare il lavoro per dedicarmi completamente allo sport.
Quali sono le principali sfide che le persone con disabilità affrontano nello sport?
In passato, avvicinarsi allo sport paralimpico era difficile a causa della mancanza di informazioni e comunicazione. Anche se c’erano alcune squadre in Italia, trovarle era complicato. Oggi, grazie a internet, reperire informazioni è più facile e molte associazioni, inclusi corpi militari, hanno aperto settori paralimpici. Tuttavia, restano sfide significative, basta pensare ai costi elevati delle attrezzature specializzate, spesso difficili da trovare. Inoltre, persiste un certo pregiudizio nei confronti dello sport paralimpico, nonostante il suo valore sia riconosciuto da molti. C’è ancora tanto da fare perché venga considerato alla pari dello sport olimpico.
Che cambiamenti le piacerebbe vedere alle Olimpiadi dei prossimi anni?
Mi piacerebbe vedere un’apertura unificata per le Olimpiadi e una chiusura per le Paralimpiadi, per sottolineare che si tratta di un evento unico. Anche se non è possibile svolgere le due manifestazioni contemporaneamente, una cerimonia di apertura e chiusura comune potrebbe inviare un segnale di continuità e rappresenterebbe un buon inizio per una maggiore integrazione.
Qual è il messaggio più importante che vuole trasmettere con la sua carriera sportiva?
Anche se il percorso può essere difficile e non si realizza rapidamente, il traguardo è alla portata di tutti. È fondamentale divertirsi e mettere passione in ciò che si fa, perché solo questo porta a una vera realizzazione di sé.
Ha rituali scaramantici prima delle gare?
Indosso sempre qualcosa di azzurro. Quando facevo paraciclismo ho iniziato a farmi le unghie blu per caso e da allora ho continuato ad indossare qualcosa di questo colore per tutte le gare importanti.
Se potesse incontrare sé stessa all’inizio della sua carriera, quale consiglio si darebbe?
Mi piacerebbe abbracciarla e dirle: “Sei sulla strada giusta! Persevera e rimani fedele a te stessa”. Spesso mi hanno detto che non si poteva fare e ho avuto momenti di insicurezza, ma ho sempre creduto in me stessa e ho dimostrato agli altri che si può fare.


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