L’Angolo del Cinema: Assassinio a Venezia
di Samuele Colombini | 30 Novembre 2023"Assassinio a Venezia" (2023) è un film che lascia un sapore amaro nell’animo degli spettatori a causa di una trama frammentata e personaggi insipidi. La delusione inizia già nei primi minuti del film, quando ci si rende conto che l’inizio è poco coerente con la conclusione del precedente capitolo che vedeva un Poirot finalmente arrivato a fare pace con sé stesso e il suo passato, mentre qui lo troviamo come un uomo a pezzi, ritirato a vita semi-privata, lontano dal suo lavoro e ferito nell’animo, il tutto senza sapere come o perché si sia arrivati a questo punto.
Nonostante il cast di attori molto interessanti, tra cui alcuni volti molto noti di Hollywood (dal protagonista Kenneth Branagh, a Kelly Reilly, fino a Jamie Dornan passando per la recente vincitrice del premio Oscar Michelle Yeoh), i personaggi sono poco più che figuranti scarsamente approfonditi. I protagonisti, nonostante il loro potenziale, rimangono piatti e poco memorabili. I loro background e i loro sviluppi sono appena accennati, lasciando poco spazio alla capacità dello spettatore di connettersi con la storia, nonostante il tentativo di trattare tematiche importanti come il disturbo da stress post-traumatico, il lutto, gli orrori della guerra e la malattia mentale.
Il problema più evidente di "Assassinio a Venezia" è la sua incapacità a decidere che strada prendere. Il film si trova a saltellare tra un thriller classico e un thriller a tinte paranormali senza una precisa direzione. Lo spettatore è costretto a fare i conti con elementi del soprannaturale che sembrano fuori posto in un contesto che inizia come un giallo tradizionale.
La conclusione del film è forse il suo punto più debole: i fili narrativi vengono tirati insieme in modo approssimativo, lasciando alcuni interrogativi senza risposta e giungendo ad una conclusione del caso per mezzo di alcuni salti logici piuttosto evidenti, che fanno emergere tutta la superficialità della trama e negano al pubblico la soddisfazione di vedere una storia ben costruita giungere a una conclusione sensata.
Anche l’ambientazione a Venezia, sebbene potenzialmente affascinante, è sottoutilizzata e messa in secondo piano. Nemmeno le scelte di ripresa e l’uso della fotografia riescono a dare vita alla storia o a catturare l’essenza della città lagunare e il film si trova quindi privato del dinamismo e della maestria registica del primo capitolo “Assassinio sull’Orient Express” e della pienezza visiva del secondo, “Assassinio sul Nilo”.
In conclusione, "Assassinio a Venezia" è una delusione cinematografica. Un terzo capitolo inadeguato di una serie di film che tra alti e bassi era riuscita comunque a ritagliarsi un posto nel cuore degli appassionati. L’idea di discostarsi così tanto dal materiale scritto da Agatha Christie non è stata delle migliori e la speranza è che con un eventuale quarto capitolo Kenneth Branagh torni a dare vita al Poirot carismatico ed energico visto in precedenza.


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