Circensi (non) si nasce
di Erika Funari | 7 Agosto 2023Quella circense è un’arte antichissima che, ancora oggi, conserva il suo fascino, ma è un mestiere particolare, fatto di dedizione e creatività, che in pochi riescono a coltivare. Tra questi rari artisti ce n’è uno, veronese, che si sta imponendo nel panorama internazionale come giovane promessa. È Giovanni Gaole, ha solo 22 anni ed è già campione del mondo. Nonostante le paillettes e il palcoscenico Giovanni è un ragazzo semplice, non ha quella sfrontatezza o quel mistero tipico degli artisti: è lucido e deciso sul suo lavoro e sul suo futuro, ha le idee chiare e non perde tempo nel concretizzarle in obiettivi. Infatti, nonostante la sua giovane età, vanta diversi premi importanti come la medaglia d’oro alle Olimpiadi dello Spettacolo 2020 “WCOPA” a Hollywood e il titolo di “re dei giocolieri” conquistato a marzo di quest’anno a Londra al Concorso Internazionale dello Spettacolo oltre a partecipazioni televisive su reti locali, nazionali, talent e diversi concorsi. La sua famiglia? Non viene dal mondo circense, ma l’ha sempre appoggiato nelle sue scelte.
Come ci si sente a essere il campione del mondo di giocoleria?
È davvero emozionante e sono fiero di aver rappresentato l’Italia nella mia categoria, il varietà, ai Campionati del Mondo dello Spettacolo di Bangkok, in Thailandia. Mesi, anzi anni, di allenamento e preparazione che mi hanno consentito di portare a casa la medaglia d’oro: sono molto soddisfatto e questo mi ripaga di ogni fatica e mi permette di allenarmi con ancora più entusiasmo. Mi sono confrontato con professionisti da tutto il mondo, anche più grandi e navigati di me, ma la mia performance ha colpito maggiormente la giuria: un azzardo perché ho deciso di esibirmi con un numero tradizionale di giocoleria lanciando clavette, cerchi e palline.
Come si prepara uno spettacolo così importante? Quanto ti alleni?
La giocoleria può sembrare semplice o “solo” una questione di allenamento; in realtà è la disciplina più difficile tra tutte le arti circensi perché, quando sbagli, se ne accorgono tutti e un minimo errore fa saltare la performance. Anche un bambino rimane deluso quando cade una pallina o si sbaglia a lanciare un cerchio. È un vero e proprio lavoro d’arte in cui non si smette mai di imparare e bisogna aggiornarsi per essere creativi. Io mi alleno, in media, dalle quattro alle cinque ore al giorno facendo palestra per le braccia e preparando gli spettacoli. Non sono molte, vorrei poterlo fare di più come il mio modello, Enrico Rastelli, celebrità della giocoleria di inizio Novecento che si allenava dieci ore al giorno; il mio mito rimane, però, Antony Gatto, l’unico giocoliere della storia ad aver vinto il Clown d’oro di Montecarlo, gli Oscar del Circo.
Perché hai scelto questo mestiere così particolare e non hai seguito un percorso professionale più tradizionale e, forse, più semplice per alcuni aspetti?
Non ho scelto di diventare giocolerie: è un’inclinazione artistica, una sorta di vocazione, che è esplosa in me fin da bambino. Ricordo ancora quando ero al mare, avevo circa dieci anni, e un giocoliere del circo a fine pomeriggio si allenava sempre sul bagnasciuga e io mi incantavo a guardarlo, ero ipnotizzato al volteggiare delle palline. Un giorno, due, tre, fino a quando lui mi ha chiesto se volessi provare e mi ha insegnato i primi rudimenti: da lì non mi sono più fermato. Mi sono iscritto all’Accademia d’arte circense di Verona e mi sono diplomato otto anni fa sotto la guida del maestro Nicolai Babacaev. Da qui è partita la mia carriera grazie anche al supporto dei miei genitori, soprattutto di mio papà che mi ha sempre seguito negli allenamenti e negli spettacoli. Forse, l’amore per l’arte l’ho ereditato da lui visto che è un musicista: io, poi, ho scelto un’altra strada, quella del circo, ma sono ancora legato alla musica e di tanto in tanto suono il violino.
Quali sono i tuoi obiettivi futuri?
In questo momento sto studiando una perfomance innovativa che unisce le mie due passioni, il violino e la giocoleria: uno spettacolo mai visto in cui, oltre alle classiche palline, faccio volteggiare gli strumenti. Tra qualche mese, poi, parteciperò ai Campionati Mondiali di Joggling, una nuova disciplina che unisce l’arte della giocoleria allo sport della corsa: lo scorso anno ho ottenuto due argenti e un bronzo, quest’anno punto al podio.
Il mio sogno nel cassetto è aprire un’Accademia di Giocoleria a Verona: sarebbe la prima in Italia e vorrei che quest’antica arte fosse riconosciuta come sport in modo da poter partecipare alle Olimpiadi. È una battaglia che sostiene da tempo la Federazione Mondiale dei Giocolieri e ha il mio pieno supporto perché è uno sport, è un lavoro ma è soprattutto un modo di vedere la vita.


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