Giulia Vinco: corri Giulia, corri!
di Erika Funari | 10 Febbraio 202511 ore, 18 minuti e 2 secondi. È il tempo impiegato da Giulia Vinco per correre 104 chilometri con oltre 3mila metri di dislivello. Più o meno, per capirci, la distanza tra Verona e Bologna. A piedi. 34 anni, di Sommacampagna, è una super campionessa di Trail running che qualche settimana fa ha tagliato il traguardo come prima assoluta nella Corsa della Bora, tra Gorizia e Triste, uno dei percorsi più complessi e faticosi. Il Trail Running è uno sport immersivo, dove si vive la natura in modo viscerale e si impara a conoscere sé stessi e superare i propri limiti. Consiste nel percorrere a piedi sentieri impervi, soprattutto di montagna, con importanti dislivelli per uno o più giorni. Come equipaggiamento solo un piccolo zaino con cibo, acqua e materiale tecnico per proteggersi dalle intemperie. Da soli ci si orienta e si corre fino alla meta. Giulia, orgoglio italiano e veronese, ci ha raccontato l’avventura dove la corsa è cura e ricerca di sé stessi.

Come hai scoperto il Trail Running e come è diventata la tua passione?
Avevo 26 anni e dopo la laurea in lingue ho iniziato a lavorare in un’azienda di logistica, ma sentivo che non stavo costruendo nulla di significativo. Fin da piccola mi sono sempre sentita in balia dei giudizi degli altri: quelli che mi bullizzavano alle scuole medie per il mio peso, le ragazze magrissime delle superiori che mi hanno portata all’anoressia, oltre alle continue e costanti critiche perché non avevo nessun talento e nessuna passione. Non brillavo mai. In niente. Allora un giorno ho preso la mia vita in mano e ho aperto la porta di un’agenzia viaggi chiedendo un biglietto aereo per un posto a caso: “Dov’è che la gente va per imparare l’amore?” ho chiesto loro. Sono uscita con in mano un biglietto per il Myanmar (Birmania) e ho vissuto l’esperienza che mi ha cambiato la vita. Ho imparato a donare, aiutare e guardare veramente gli altri. Lì ho anche iniziato a correre come forma di meditazione attiva e dinamica sentendomi libera, in armonia con la natura e con il mio corpo. Il Trail è arrivato subito dopo.

Perché hai scelto proprio questo sport?
La mia passione è nata quasi per caso quando il mio amico Andrea mi ha invitata come spettatrice a una sua gara di Trail. Prima di iniziare mi dà un suo paio di scarpe, uno zaino e mi dice: “Ho portato queste cose per te, provaci. Iscriviti e corri!”. Un po’ per scherzo un po’ per sfida, ho iniziato e non ho più smesso. Era il 2017 e mi allenavo nella corsa da poco più di un anno e non avevo mai fatto più di 15 chilometri. Quella gara, la prima della mia vita, era da 25km. Sono arrivata seconda.
Una manciata di settimane fa hai vinto La Corsa della Bora, una delle competizioni di Trail più impegnative: quanto è stato faticoso e come ti sei sentita?
Avevo già partecipato altre volte ma questa è stata quella decisiva, dove mi sono classificata prima assoluta. Ho percorso la 104km in due tappe: il primo giorno ho corso per 47km con 2mila di dislivello fino a quando mi sono fermata a dormire in un rifugio, noi le chiamiamo “base vita”. Il secondo giorno sono ripartita alle 6 di mattina circa per correre 57km con 1500 metri di dislivello quando a un certo punto ha iniziato a piovere; avevo una mantella antivento ma era troppo leggera perché quelle gocce sono diventate neve. Correvo nel tratto in mezzo al bosco, tra le trincee della Prima Guerra Mondiale e sotto la neve mi sono tornate in mente le poesie e le memorie di sofferenza dei soldati. Avevo i brividi. È stata una sensazione unica e avvolgente. Non volevo arrivare, volevo solo continuare a provare quelle emozioni. Corro per il percorso, non per la meta. Così è la vita.



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