Giancarlo Giannini: «Partì tutto da Verona (e da Zeffirelli)»

di Alice Martini | 2 Luglio 2025

Un tema attuale e quanto mai delicato ma di fondamentale importanza da trattare è il filo conduttore del nuovo progetto di Cinevideo Production, il cortometraggio Con un filo di voce con la regia di Alessandro Zonin, ambientato a Verona, che affronta con coraggio e rispetto il tema della violenza sulle donne. Tra i personaggi – affiancato da un cast di pregio tra cui anche Francesca Loy, Riccardo Polizzy Carbonelli, Igor Barbazza e Linda Collini – la pregevole presenza dell’attore, doppiatore e regista ligure Giancarlo Giannini. Una lunga carriera, costellata di sei David di Donatello, sei Nastri d’argento, cinque Golden Globe e una stella sulla Hollywood Walk of Fame a Los Angeles, e un forte legame con Verona, frutto della sua partecipazione come doppiatore per la voce di Romeo in Romeo e Giulietta (1968) di Franco Zeffirelli.

Partiamo dal “qui e ora”: da Verona. Cosa porta nel cuore della nostra città?

È una città alla quale sarò sempre legato per il valore che ebbe per me partecipare al film di Zeffirelli, che segnò il debutto della mia carriera teatrale, e ogni volta che mi risulta possibile, ritorno. E da lì poi partirono anni molto prolifici in Europa, tra Londra e Parigi, e anche a Mosca. Un mondo, quello teatrale, che poi mi permise di passare anche alla carriera cinematografica. Per questo il ricordo e la gratitudine per la piazza di Verona sono sempre molto grandi. Per quest’ultima occasione la mia partecipazione nel cortometraggio è una piccola apparizione, ma sono molto contento di esserne coinvolto.

Come ricordava lei, dalla carriera teatrale è poi approdato anche sul grande e piccolo schermo.

Rimane il bellissimo ricordo e l’esperienza, ma non mi soffermo su quello che ho fatto, anche se è vero che è stato un grande onore lavorare al fianco di registi del calibro di Dino Risi, Luchino Visconti, Mario Monicelli, che hanno fatto la storia del cinema italiano. E poi doppiare voci come Al Pacino e Jack Nicholson…

Giancarlo Giannini alla cerimonia per la stella sulla “Walk of Fame” di Hollywood

Torniamo a Con un filo di voce: nel concept del corto c’è anche un intento didattico?

La cultura della violenza è quella che prevale in questo momento, in più ambiti della società e sempre più frequentemente, ed è giusto da parte del mondo della cultura, e in questo caso dell’arte filmica, dare un contributo verso una sensibilizzazione e riflessione. Il cortometraggio andrà anche nelle scuole proprio per educare i cittadini di domani. Un tema che mi è molto caro è proprio l’attenzione verso i giovani che vanno rieducati ad una armonia e a un rispetto tra uomo e donna. Mi preoccupa un po’ la situazione giovanile che vince in questa società, perché è molto diversa dai miei tempi.

Del mondo del cinema moderno e del parterre dei nuovi attori italiani come lo vive?

Il momento non è proprio positivo e ultimatamente capolavori non ne vedo, bisogna anche vedere come la tecnologia interverrà e se si vedrà ancora “quell’antico bagliore” che, quando ero giovane, il cinema scatenava nel pubblico. Tanti giovani attori e registi sul panorama ci sono, anche se non posso fare nomi, alcuni per me sono di buone speranze. Vedremo i prossimi anni come si svilupperà, magari anche all’interno delle piccole start up che ultimamente stanno nascendo. Non si può comunque negare che alcune difficoltà ci sono nel seguire le nuove idee.