Se “Otello” diventa uno spettacolo cinematografico

di Alice Martini | 9 Luglio 2025

Dopo il successo della prima nazionale con Rosencrantz e Guildestern sono morti, che ha inaugurato l’Estate Teatrale Veronese, prossime due date di spettacolo saranno domani, giovedì 10, e venerdì 11 luglio con Otello, nella drammaturgia inedita di Dacia Maraini e la regia di Giorgio Pasotti, interprete anche di Iago. I giovanissimi Giacomo Giorgio e Claudia Tosoni, saranno Otello e Desdemona.

Una tragedia shakespeariana ma che mostra la sua drammatica attualità.

Giorgio Pasotti: Le cronache di tutti i giorni raccontano di violenze verso il genere femminile, dunque ho pensato che questo spettacolo fosse il modo migliore per trattare l’argomento. In particolare che il teatro fosse il luogo ideale per il dialogo e la riflessione, in questo momento storico era dunque urgente e necessario parlarne, in particolare in maniera diretta verso i giovani.

Giacomo Giorgio: Un’opportunità straordinaria, con un grande regista e un gruppo incredibile di attori, molto giovani e per questo speriamo che il messaggio arrivi soprattutto a loro, come esortazione alla riflessione. Per questo anche è stato dato molto più spazio alla storia tra Otello e Desdemona piuttosto che alle macchinazioni di Iago, su scelta registica, per arrivare ancora più in profondità.

Come viene reso nello spettacolo?  

P: Il taglio sarà per mio volere molto moderno, quasi “cinematografico”, rendendo le scene sequenziali e unite tra l’una e l’altra. Per andare incontro anche alla velocità di percezione proprio dei giovani che sono abituati ad una nuova forma di linguaggio.

Tosoni: Il mio personaggio, Desdemona, è l’emblema della solitudine e dell’amore, una riflessione che ancor più oggi è importante rimarcare per lavorare sulla possibilità di vincere questo isolamento soprattutto nei giovani. Ma da donna mi sorprende proprio la sua forza di sentimenti.

Come si declina Verona in questo spettacolo?

P: Voleva anche essere un omaggio ad una Verona ormai così cosmopolita. Non ci sono punti di riferimento chiari, sia i costumi che la musica saranno una mescolanza di culture e tradizioni, proprio per rendere lo spettacolo più universale possibile. In particolare ho fatto in modo che le sonorità ricordassero ogni angolo del mondo.

E la scenografia?

P: Sullo sfondo ci saranno degli specchi, come a rappresentare una bidimensionalità delle scene, prendendo spunto dall’eleganza della “Traviata” di quest’anno di De Ana, che rende abitati anche i tappeti che verranno calpestati sul palcoscenico. Una tecnica ancora mai provata in prosa e per questo molto interessante. Le scenografie sono di un artista belga, che rappresenta Desdemona come una sorta di “Cipro” che vede da lontano una tempesta e una tensione che anticipano la sua storia e la sua fine.

Come è stata la scelta degli attori?

P: Ognuno di loro rappresenta qualcosa di diverso, per i loro tratti, perché ci fosse una rappresentanza internazionale. Si è creato un gruppo molto unito e preparato da un grande lavoro.