Il ricordo di Giovanni Lodetti: «Il calcio per me è stato una gioia meravigliosa»

di Redazione | 14 Ottobre 2025

Giovanni Lodetti è stato uno dei protagonisti del grande Milan di Nereo Rocco, simbolo di un calcio genuino e appassionato. Centrocampista instancabile, vincitore di due Coppe dei Campioni, una Coppa Intercontinentale e uno Scudetto, ha incarnato l’anima operaia e intelligente di una squadra entrata nella leggenda. Lodigiano, classe 1942 e venuto a mancare nel settembre 2023, ha lasciato un ricordo profondo nei tifosi e nei compagni di squadra. Della sua carriera, dei suoi maestri e della sua idea di sport aveva parlato ai microfoni di Raffaele Tomelleri e Serena Mizzon in una puntata di Palla Lunga e Raccontare su Radio Adige TV.

Non eri un attaccante ma hai sempre segnato gol importanti. Cosa ricordi di quei momenti?
Non sono mai stato uno di quelli che facevano tanti gol, ma nei momenti giusti sono stato bravo e fortunato. Ho segnato due gol al Real Madrid, e poi all’Inter, alla Juve, alla Roma. 

Dopo il ritiro hai mai pensato alla carriera da allenatore?
Sì, avevo preso il tesserino per allenare, ma non mi ha voluto nessuno. Mi sarebbe piaciuto lavorare con i ragazzi, ispirato dai grandi maestri che ho avuto nella mia carriera. Fra tutti, quelli che mi hanno insegnato di più sono stati Mario Malatesta e Nils Liedholm. Liedholm era un insegnante vero: mi faceva restare dopo l’allenamento per migliorare il sinistro. Ricordo che una volta, in un derby vinto tre a zero contro l’Inter, segnai due gol, uno di destro e uno di sinistro. Alla fine mi disse: “Hai visto che con il sinistro ce la fai?”. Era proprio così: un grande maestro.

Dopo la carriera professionistica hai smesso di giocare?
No, perché il calcio era la mia passione più grande. Andavo al Parco di Trenno, vicino casa mia, dove ogni sabato mattina si giocava. Un giorno una squadra aveva bisogno di un giocatore, ma non volevano farmi entrare perché dicevano che erano tutti giovani. Alla fine sono entrato e ho fatto tre gol. Da quel giorno, per quattro o cinque anni, ogni sabato mattina andavo lì al parco a giocare con loro. Lì tutti mi chiamavano il “Ceramica”, perché lavoravo come rappresentante in quel campo e quel giorno indossavo un giubbotto con scritto così.

Tua moglie, però, non sembrava entusiasta di questa passione infinita.
No, direi proprio di no. Giocando rischiavo sempre di farmi male: mi sono fratturato due costole e ho avuto diversi altri infortuni. Mi diceva sempre: “Se esci con la borsa, non rientri più in casa”. Un sabato andai a giocare una partita di beneficenza con Savoldi (ex calciatore di Serie A e della Nazionale, NdR). Lui poi lo raccontò in televisione, e mia moglie vide la trasmissione. Quando tornai, non mi aprì la porta. Le dissi: “Lo so, ma è troppo bello. Fammi entrare solo per questa volta”. E così andò avanti per anni. Il calcio, per me, era gioia pura: non potevo farne a meno.

Come vedi il calcio di oggi?
È cambiato tutto. Vado ancora nei campi sportivi e vedo più genitori che ragazzi. I genitori rovinano l’ambiente, non lasciano libertà ai figli. Noi giocavamo e basta, senza pressioni. Oggi a quindici o sedici anni hanno già contratti di tre o quattro anni: così li leghi a impegni professionali e non possono più esprimersi.

Ricordi il tuo primo contratto? Quello con il Milan della stagione 1961-62?
Certo. Eravamo in ritiro ad Asiago. Avevano già fatto il contratto a tutti e io rimasi per ultimo. Non sapevo cosa dovevo chiedere, così domandai consiglio a un compagno che mi disse: “Chiedi due milioni”. Entrai nell’ufficio e trovai Nereo Rocco e Gipo Viani. Mi fecero aspettare un po’, poi Rocco mi guardò e mi chiese: “Allora, Giovanni, cosa vuoi?”. Io risposi: “Due milioni…”. E lui: “Ma sei matto? Sei tu che devi darli a noi per farti giocare!”. Era un altro calcio, fatto di sacrificio, rispetto e voglia di meritarsi tutto.

Nella stessa puntata di Palla Lunga e Raccontare sono stati protagonisti anche Marino Bartoletti, giornalista e autore televisivo tra i più amati, e Osvaldo Bagnoli, l’allenatore che portò l’Hellas Verona allo storico scudetto del 1985.

Palla Lunga e Raccontare va in onda ogni lunedì alle 21.00 su Radio Adige TV, ed è disponibile anche su www.radioadige.tv e sul canale YouTube di Verona Network.