Lorenzo Dalai: «Verona? Ormai è una metropoli»

di Giorgia Preti | 29 Agosto 2025
Verona vista da vicino, con i piedi per terra e lo sguardo lungo: con Lorenzo Dalai, presidente della 1^ Circoscrizione, nel corso di una puntata di Pantheon People Podcast, si è parlato di vita, sport, città e scelte concrete. Da Ponte Nuovo alla sicurezza, dall’overtourism ai cantieri in Corso Porta Nuova: una chiacchierata senza filtri…

Verona vista da vicino, con i piedi per terra e lo sguardo lungo: con Lorenzo Dalai, presidente della 1^ Circoscrizione, nel corso di una puntata di Pantheon People Podcast, si è parlato di vita, sport, città e scelte concrete. Da Ponte Nuovo alla sicurezza, dall’overtourism ai cantieri in Corso Porta Nuova: una chiacchierata senza filtri per capire come sta cambiando (e come può migliorare) il cuore della città.
Partiamo da lei, Lorenzo. Come si descriverebbe in tre aggettivi?
Educato, posato e… tranquillo. D’altronde sono una Bilancia (ride, NdR).
Il suo percorso professionale, prima della presidenza?
Dopo la laurea in Filosofia – che è più un “metodo” che un titolo utile – ho avuto una lunga carriera nella grande distribuzione moderna. Un bagaglio che oggi rivendico come scuola di organizzazione e ragionamento.
Dopo la pensione è arrivata anche l’università: cosa ha insegnato?
Prima all’ITS Agroindustriale di Mantova, poi all’università per traduttori e interpreti (UniCollege), corsi legati alla sua esperienza manageriale. Dopo anni da studente, finalmente, mi sono ritrovato dall’altra parte della cattedra (ride, NdR).
Che rapporto ha con lo sport, invece?
Ho praticato tanta canoa e ciclismo (con qualche infortunio serio). Ho un titolo italiano a squadre nella canoa e un passato da dirigente di Federcanoa. Oggi, più che altro, mi piace andare nella mia casa in montagna per leggere e praticare giardinaggio, oppure fare una camminata con il mio gruppo di amici.
Torniamo in città. Qual è il suo “luogo del cuore” in 1^ Circoscrizione?
Castel San Felice, detto anche “Castelnuovo”: un terrazzo spettacolare su Verona, oggi purtroppo in abbandono. Servirebbero passaggi amministrativi complessi (dalla gestione demaniale al Comune), come già accaduto per l’Arsenale – una partita ancora aperta.
Com’è il rapporto quotidiano con i cittadini?
Vado in ufficio in bici e mi fermano spesso: chiedono di plateatici, asfaltature, buche… piccole cose, ma fondamentali per chi vive i quartieri. Non è una seccatura: è sentirsi parte della città.
Andiamo al sodo, a Ponte Nuovo: un intervento tanto atteso dalla città.
È stata una telenovela, ma a lieto fine. Tra bonifiche belliche e ritrovamenti archeologici, è emersa anche la necessità della messa in sicurezza sismica: il ponte è stato sollevato di alcuni centimetri e tra campate e pile sono stati inseriti dei cuscinetti antisismici. C’è chi ha detto che sarebbe stato più veloce buttarlo giù e ricostruirlo da zero: non è detto che sarebbe stato più rapido, con gli standard di sicurezza attuali.
Un altro nodo della città è quello della sicurezza: è un problema reale o percezione?
Verona non è messa peggio né meglio di città simili; il peso vero è l’afflusso turistico. La legge consente un agente di polizia locale ogni 1.000 abitanti, ma tra ferie e altre esigenze gli effettivi sono circa due terzi. Se diventassimo città metropolitana potremmo raddoppiare. Il ‘vigile di quartiere’ ovunque è irrealistico: meglio collaborazione e strumenti utili, come l’app YouPol per inviare foto e segnalazioni da parte dei cittadini.
Parlando, invece, di overtourism: come si governa?
Il problema è il turismo “mordi e fuggi”. Chi resta 3–4 giorni è il benvenuto: vive davvero la città. In altre città gli autobus turistici pagano molto (Roma, Firenze) e vengono ‘premiati’ se si fermano più a lungo. È una strada: far pagare di più il transito breve e incentivare la sosta.
In ordine cronologico, l’ultimo cantiere partito è quello in Piazza Pradaval e lungo corso Porta Nuova: cosa dobbiamo aspettarci?
È un intervento non invasivo come altri: si tratta di adeguamenti al PEBA (Piano Eliminazione Barriere Architettoniche), utili a persone con disabilità motorie. Si perderanno alcuni posti auto, spesso usati da non residenti, con alternativa nei parcheggi in struttura (che avranno lo stesso costo delle strisce blu). È una misura di civiltà, anche in vista delle Paralimpiadi.
Chiudiamo allora su questo capitolo: Verona è pronta alle Olimpiadi 2026?
Sarà impegnativo ma non possiamo perdere l’appuntamento. Qualche disagio ci sarà, però dobbiamo arrivare fino in fondo: Verona deve farsi trovare pronta.