Papa Leone XIV in tre elementi emblematici
di Redazione | 10 Maggio 2025Di Don Francesco Da Re
La Chiesa universale celebra l’elezione al soglio pontificio di Papa Leone XIV, al secolo Francis Robert Prevost, cardinale e arcivescovo di Chicago, 69 anni, dal 30 gennaio 2023 prefetto del Dicastero per i Vescovi e presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina.
Una nomina a sorpresa, come lo fu quella di Papa Francesco nel 2013. Il suo nome non era mai emerso tra i papabili nelle cronache di questi giorni. Ancora una volta, si rivela vero il proverbio riferito al Conclave: chi entra Papa, esce cardinale. E lo Spirito Santo, che ci vede molto meglio di noi, ha compiuto un gesto tanto inatteso quanto eloquente. Le prime parole pronunciate dal nuovo Pontefice sono state: “Pace a voi”, le stesse che Gesù rivolge ai discepoli nella sera della sua risurrezione, secondo il Vangelo di Giovanni. Un messaggio diretto e simbolico: il nuovo Papa ci dice da subito che la costruzione della pace, autentica e duratura, sarà il cuore del suo pontificato, una pace fondata sulle radici cristiane e sulla risurrezione di Cristo. Ma per comprendere meglio il significato di questa elezione, soffermiamoci su tre elementi emblematici.
Il primo: la provenienza. Qualcuno potrà leggere questa scelta come un’operazione politicamente calcolata: “un Papa americano per far piacere a Donald Trump”. Ma si tratta di una lettura riduttiva. Certo,
Prevost è statunitense e proviene da Chicago, città simbolo del peso culturale, economico e politico degli USA, nonché patria politica di Barack Obama. Tuttavia, questo non basta a spiegare la sua elezione. Semmai, il messaggio rivolto all’America – e indirettamente a Trump – suona così: “Mentre tu costruisci muri, noi vogliamo costruire ponti. Siamo amici dell’America, ma vogliamo legami fondati sul Vangelo, capaci di diventare ponti per costruire la pace.”
Ma c’è di più. Papa Leone XIV è anche cittadino peruviano e figlio di immigrati. La sua elezione diventa così, in modo quasi naturale, un ponte tra le due Americhe, e un segno concreto di convivenza possibile tra culture, popoli, origini differenti. Il suo stesso vissuto ci dice che l’altro non è un nemico da tenere lontano, ma un fratello con cui tessere relazioni. Ecco allora il primo “goal” dello Spirito Santo: un doppio ponte – tra Nord e Sud del continente americano e tra gli Stati Uniti e il resto del mondo – che ci ricorda che la pace si realizza solo costruendo legami, non barriere.
Il secondo elemento: il nome scelto, Leone XIV. Immediato il richiamo a Leone XIII, il Papa della Rerum Novarum, il promotore della Dottrina Sociale della Chiesa. Con questo nome, il nuovo Pontefice sembra voler rilanciare l’impegno della Chiesa per la giustizia sociale, la dignità del lavoro, la cooperazione tra le classi e l’attenzione agli ultimi. Un chiaro segnale: un nuovo ponte di pace, questa volta dentro la
società, tra ricchi e poveri, forti e deboli. Ma non è finita qui. Il nome Leone porta con sé anche un legame più intimo e spirituale. Leone era l’amico più vicino a San Francesco d’Assisi, il suo compagno fedele, testimone delle stimmate, custode della sua memoria. A lui è rivolta la celebre “Benedizione di Frate Leone”, oggi impressa in ogni preghiera e souvenir ad Assisi. Un legame forte e affettuoso, che richiama anche il rapporto tra Papa Francesco e il cardinale Prevost, di cui il Pontefice argentino si fidava al punto da affidargli il Dicastero per i Vescovi.
Se all’inizio il nome Leone poteva sembrare distante dallo stile francescano, oggi lo riscopriamo come segno di continuità profonda, nelle tematiche e nello spirito. Un ponte tra pontificati, tra amicizia e missione, tra passato e futuro. Secondo goal dello Spirito Santo, ancora una volta sotto il segno della pace.
Il terzo e ultimo elemento: la postura, il gesto iniziale. Quando Papa Leone XIV si è affacciato dalla loggia centrale di San Pietro, indossava mozzetta e stola, secondo la tradizione. Qualcuno, d’istinto, ha pensato a un ritorno indietro rispetto all’essenzialità di Papa Francesco. Ma non è così. Prevost conosceva molto bene Francesco, ne condivideva la visione, ma ha scelto una forma diversa per esprimere unità. In un tempo in cui la Chiesa ha vissuto tensioni e polarizzazioni anche interne, Leone XIV si presenta come ponte anche dentro la Chiesa stessa, tra riforma e tradizione. Un Papa che vuole riconciliare, che sa quanto siano importanti i simboli per toccare il cuore delle persone. Anche una mozzetta può diventare strumento di comunione, se serve a chiedere fiducia e a coinvolgere tutti – clero e fedeli – in un cammino di rinnovamento ancora lungo, ma possibile.
E così lo Spirito ha vinto la partita donandoci un Papa che già all’inizio del suo pontificato diventa segno di unità tra un prima e un dopo, tra la Chiesa e il mondo, tra grandi e piccoli, tra l’uomo e Dio. Tutto, ancora una volta, sotto il segno della pace.


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