Carlo Ventre, trent’anni di carriera dall’Uruguay a San Martino

di Silvia Dalla Rosa | 7 Febbraio 2025

«Sono nato a Montevideo in Uruguay da una famiglia di migranti italiani. Per guadagnare qualche soldo vendevo giocattoli per strada e cantavo. Quello sapevo fare». Inizia così la storia affascinante del tenore Carlo Ventre, 56 anni, di casa a San Martino Buon Albergo.

«A cantare ho iniziato da piccolo, in chiesa». Un giorno una signora del paese, appassionata di musica, lo sente e lo incoraggia a studiare. «Così a 14 anni – racconta Ventre – entro alla Scuola Nazionale di Lirica sotto la guida del direttore Paolo Rigolin». Il suo talento lo porta di lì a poco a vincere una borsa di studio per la scuola di Gino Bechi, a Firenze. «Ma senza soldi era impossibile venire in Italia. La voglia di cantare era però tanta. Ho chiesto aiuto alla compagnia aerea di bandiera, che mi ha regalato il biglietto. Grazie al maestro Bechi ottengo un’audizione per il coro del Maggio Fiorentino e la vinco. Durante l’estate, per mantenermi, mi esibisco in un ristorante a Firenze: canto canzoni napoletane».

La svolta arriva quando Magda Olivero, grande soprano, lo sente cantare e lo prende sotto la sua ala protettrice. La voce di Carlo Ventre non passa inosservata. Cristina Mazzavillani, anima del Ravenna Festival, lo presenta al marito, il maestro Riccardo Muti. Carlo viene scelto per il ruolo del Duca di Mantova in “Rigoletto” e debutta alla Scala. «Era il 1994, avevo 24 anni e fu una delle più grandi emozioni della mia vita». Da qui prende avvio una carriera straordinaria che lo porta in tutti i massimi teatri del mondo. «Tra tutti, il mio ruolo del cuore è “l’Otello” di Verdi. Un ruolo difficile, in cui il canto e la recitazione devono essere in perfetta armonia per trasmettere quell’emozione che poi è anche la parte più bella del mio lavoro». Carlo Ventre da 11 anni ha trovato la sua casa a San Martino Buon Albergo, in una dimora immersa nel verde tra campi di mele e asparagi. Quest’anno festeggia 30 anni di carriera, che proseguiranno ancora per almeno altri due anni. «Un traguardo difficile da raggiungere – spiega –. Un tenore canta ad alti livelli circa 15/20 anni. Posso dire di aver fatto quasi due carriere in una», dice sorridendo.

Prossimamente, Ventre si esibirà al Teatro Filarmonico di Verona nel ruolo di Giuseppe Hagenbach ne “La Wally” di Alfredo Catalani. Inoltre, sarà presidente di giuria al primo concorso internazionale di opera lirica a Verona, organizzato dall’Associazione Agorà Lyric World, un’edizione dedicata a lui come omaggio alla carriera. «È un onore per me. Mi piace dedicarmi ai giovani, accompagnarli nel percorso di crescita, perché il sogno di diventare cantanti lirici diventi realtà. Questo lavoro è croce e delizia: richiede grandi sacrifici, ma regala emozioni impagabili».