Giancarlo Bonamini, chiamiamo l’olio con nome e cognome

di Camilla Faccini | 4 Febbraio 2025

Dai banchetti degli antichi romani agli uliveti millenari che punteggiano il Mediterraneo, l’olio d’oliva è da sempre un pilastro della nostra cultura. Oggi la sua produzione non è solo una questione di tradizione, ma rappresenta anche identità, lavoro e passione. In Italia esistono territori in cui l’olivicoltura è un patrimonio da preservare e tra questi spicca la Val d’Illasi, uno dei distretti più importanti a livello nazionale nella produzione olearia. Qui, il Frantoio Bonamini è un’eccellenza radicata nel territorio, frutto di una dedizione costante e di un perfetto equilibrio tra innovazione tecnologica, rispetto per la tradizione e attenzione all’ambiente. Guidati dalla passione per la terra e il prodotto, Giancarlo Bonamini e la moglie Sabrina portano avanti lo storico frantoio di famiglia, che da oltre 60 anni rappresenta un punto di riferimento per l’olio extravergine di pregio. «Da sempre il nostro lavoro è guidato da un principio semplice: fare le cose per bene. Produciamo olio di qualità, partendo dal territorio, e la DOP Valpolicella rappresenta la nostra identità» racconta Bonamini.

Nonostante l’importanza di prodotti di eccellenza come la DOP Valpolicella, l’olivicoltura, soprattutto nella provincia di Verona, non è ancora percepita come un valore condiviso. Anche per affrontare questa sfida, lo scorso dicembre Giancarlo Bonamini è stato eletto Presidente del Consorzio di Tutela dell’Olio Extra Vergine di Oliva Veneto DOP, con l’obiettivo di promuovere una nuova consapevolezza. «Uno degli obiettivi principali che porto avanti – racconta – è far capire che l’olivicoltura non è solo un interesse economico per chi produce o vende olio, ma un patrimonio collettivo, un atto di tutela del territorio e un investimento nel futuro della comunità. Coltivare bene il territorio significa anche prevenire problemi di dissesto idrogeologico».

Per valorizzare l’olio extravergine è fondamentale sensibilizzare i consumatori, partendo dalla formazione. «Troppo spesso l’olio è considerato un prodotto anonimo. Nei menù dei ristoranti troviamo dettagli su riso e aceti balsamici, ma raramente sull’olio extravergine. Eppure, è molto più di un semplice condimento» sottolinea Bonamini. L’educazione deve basarsi su esperienze pratiche: il consumatore deve imparare a riconoscere le differenze tra un olio extravergine italiano e uno estero, scoprire le varietà, apprezzare le sfumature tra oli dolci, amari, piccanti o fruttati, e comprendere il valore delle denominazioni d’origine. Questa è una sfida enorme, ma essenziale per il futuro del settore.

Educare i consumatori non significa solo spiegare cosa c’è dietro una bottiglia, ma offrire un’esperienza che cambi il modo di percepire questo prodotto. Far incontrare il pubblico con il processo produttivo e con i produttori stessi è la chiave per costruire un futuro in cui l’extravergine venga finalmente riconosciuto per il suo autentico valore. Un esempio concreto di questa complessità è la resa delle olive: servono circa 7,5 kg di frutti per ottenere un litro di olio, a fronte di una produzione media di 20 kg annui per pianta adulta.

Garantire un olio di qualità significa curare ogni fase del processo, dalla coltivazione alla trasformazione, fino all’imbottigliamento. La qualità finale dipende direttamente dalle olive utilizzate, influenzate dalle pratiche agronomiche e dalle condizioni climatiche. Oggi, inoltre, è imprescindibile considerare l’impatto ambientale della produzione. Questa consapevolezza ha portato alla nascita dell’associazione “Frantoiani Coraggiosi“, che riunisce produttori impegnati in un percorso di eccellenza e vede Bonamini tra i promotori, con l’obiettivo di garantire un controllo diretto della filiera, una gestione rigorosa degli oliveti e una produzione di alto livello. L’olio extravergine non è solo un prodotto, ma un simbolo di dedizione, tradizione e reputazione, spesso legato al nome di una famiglia. Solo attraverso la conoscenza e il riconoscimento del suo valore possiamo preservare e tramandare questa eccellenza, garantendo un futuro sostenibile alla nostra olivicoltura.