L’Angolo del cinema: “Pinocchio di Guillermo del Toro”
di Giorgia Preti | 9 Maggio 2023Il camaleontico regista messicano fa di nuovo centro con un film d’animazione tra i più classici, ma declinato nel suo stile: gotico, grottesco e crudo. Il film, prodotto da Netflix e distribuito sulla piattaforma dal 9 dicembre 2022, ha ricevuto il plauso della critica ed è valso a del Toro l’Oscar per il miglior film d’animazione, consacrandolo come il primo regista ad aver collezionato tre statuette in tre categorie: miglior film, miglior regista (“La forma dell’acqua” nel 2017, ndr) e miglior film d’animazione.
TRAMA
La storia si svolge durante il periodo della Grande Guerra in un paesino italiano, dove il falegname vedovo Geppetto lavora insieme al figlioletto Carlo. La loro vita è piena e felice, finchè un bombardamento aereo uccide il piccolo Carlo, facendo cadere in depressione Geppetto. Dopo vent’anni, il falegname, in preda ai fumi dell’alcol, abbatte l’albero cresciuto ai piedi della tomba di Carlo e ne crea un burattino dalla forma rozza e incompiuta. Nel corso della notte lo Spirito del Bosco fa visita a Pinocchio e lo anima, chiedendo al Grillo Sebastian, che viveva nell’albero abbattuto da Geppetto, di fare da guida al burattino. L’indomani Geppetto si sveglia e si spaventa di fronte a Pinocchio, tanto da rinchiuderlo in uno sgabuzzino. Il burattino, una volta riuscito a liberarsi, segue il falegname in paese creando scompiglio e attirando l’attenzione de Podestà. Da quel momento in poi, tra avventure, misfatti e delusioni, Pinocchio inizierà il suo cammino per diventare un bambino vero.
CRITICA
Inutile dire che non stiamo parlando di un regista qualunque, ma di un vero e proprio artista che è riuscito a caratterizzare con la propria impronta una storia a cui il cinema ci aveva già assuefatti. Lo ha fatto usando una delle tecniche d’animazione più complicate: lo stop-motion, e il risultato è eccellente. Perché? Per la storia antica ma dai contorni nuovi, per la scelta di rendere un cartone animato come “Pinocchio” un prodotto (forse) più per adulti che per bambini, per i colori inebrianti e le musiche evocative e per i dettagli che compongono ogni pupazzetto. Non dimentichiamoci della cura nelle riprese, alcune delle quali in piano sequenza, e nella caratterizzazione dei personaggi: da quelli principali a quelli più marginali.
Guillermo del Toro, questo Oscar, se l’è meritato. Ha dimostrato di non dover essere etichettato per forza come regista di film fantasy/horror, perché dalla sua vena artistica possono fuoriuscire anche altri prodotti di qualità. Non resta che aspettare la sua prossima mossa.


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