A Verona non si “ghosta” (ma è considerato accettabile)

di Redazione | 29 Luglio 2025

Immagina di scrivere un messaggio a qualcuno con cui stavi uscendo e poi… silenzio. Totale. Niente spunte blu, nessuna risposta, nemmeno un like alla tua ultima storia su Instagram. Ecco, benvenuto nel mondo del ghosting.

A parlarcene con dati alla mano è Unobravo, la piattaforma italiana di psicologia online, che ha condotto uno studio su oltre 1.500 italiani per capire quanto il ghosting faccia davvero male. E spoiler: non è una passeggiata. Il 35% degli italiani confessa che essere stati ghostati è stato un brutto colpo per la loro autostima, mentre il 46% – praticamente uno su due – ha poi trovato molto più difficile fidarsi nelle relazioni successive. Insomma, questo tipo di sparizione lascia il segno, eccome.

A soffrirne di più sono i giovani tra i 18 e i 34 anni, quelli cresciuti tra le app di dating e i dm di Instagram. E se vi state chiedendo dove si ghosta di più in Italia, fate attenzione a Reggio Calabria, Napoli e Bari.

Ma la vera chicca arriva da Verona – sì, proprio la città di Romeo e Giulietta. Paradossalmente, nonostante la sua fama romantica, Verona si distingue per una visione, diciamo così, pragmatica del ghosting. Solo il 36% dei veronesi ha dichiarato di essere stato ghostato (tra i dati più bassi in Italia), e anche chi ha praticato il ghosting si ferma al 40%, percentuale tutto sommato contenuta. Ma qui arriva il colpo di scena: ben il 29% dei veronesi ritiene il ghosting un modo accettabile per chiudere una relazione.

Lo studio di Unobravo non si limita a registrare i danni: va anche a indagare le cause psicologiche del fenomeno. Dall’immaturità emotiva all’ansia da confronto, passando per chi semplicemente “non sa come gestire il disagio”, le ragioni dietro al ghosting sono molte e spesso più profonde di quanto si creda. E no, non sempre chi ghosta è un mostro insensibile.

La buona notizia? Secondo gli esperti, si può guarire. Serve tempo, ma anche consapevolezza, supporto emotivo e, perché no, magari una bella chiacchierata con uno psicologo.