Autonomia, Pressi: «Trasferire la gestione delle emergenze al territorio»
di Giorgia Preti | 12 Febbraio 2025Prime reazioni anche dal territorio alla sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato inammissibile il referendum, promosso dai partiti di centrosinistra e da alcuni comitati civici, che aveva come obiettivo quello della totale abrogazione della legge Calderoli, ovvero dell’autonomia regionale.
E se i commenti degli esponenti politici nazionali si concentrano sui riflessi che questa decisione della Consulta avrà sugli equilibri all’interno del Governo e tra maggioranza e opposizione, gli amministratori locali, invece, guardano già agli aspetti concreti delle materie da trasferire al territorio.
Un trasferimento di competenze, dunque, che ora può ripartire, seppur a valle di un procedimento che si preannuncia molto articolato, cominciando proprio dal tema della organizzazione della Protezione civile e della gestione delle emergenze, materia rispetto alla quale era già stato intavolato un fitto dialogo tra la Presidenza del Consiglio dei Ministri e la Regione del Veneto, congelato in attesa di conoscere le determinazioni della Corte costituzionale.
Un tema, quello delle emergenze di Protezione civile, caro al sindaco di Soave Matteo Pressi, primo cittadino di un Comune, suo malgrado, più volte alluvionato negli ultimi 15 anni. Era stata proprio la cittadina murata dell’est veronese, assieme alla vicina Monteforte d’Alpone, a pagare il prezzo più alto nella grande alluvione del Veneto del 2010, al quale è seguita una serie di altri eventi, da ultimo quello del 16 maggio 2024, di portata più limitata grazie agli effetti benefici delle opere di difesa dell’abitato nel frattempo realizzate.
E proprio l’importanza di questo argomento per il territorio Veronese per i suoi cittadini, ha spinto il sindaco di Soave, Matteo Pressi, ad intervenire: «La notizia che arriva dalla Corte costituzionale è certamente positiva. È urgente riaprire immediatamente la trattativa con lo Stato su tutte le materie, come chiesto dal Presidente Zaia. Si deve ripartire il prima possibile con il trasferimento al territorio della gestione delle emergenze di Protezione Civile, tema sul quale finora si è registrata la chiusura del ministro Musumeci, argomentata anche con la pendenza del giudizio della Consulta».
Una richiesta, quella di Pressi, maturata alla luce dell’esperienza concreta: «Aa sindaco di Soave, anche in occasione dei recenti eventi alluvionali del maggio 2024, ho denunciato la lentezza con la quale il Dipartimento della protezione civile della presidenza del Consiglio dei Ministri opera. Certamente, una gestione regionale di questa funzione assicurerebbe maggiore celerità di intervento in momenti tanto delicati, garantendo risposte puntuali ai cittadini e alle imprese. L’abbiamo sperimentato con la costruzione dei bacini di laminazione, avvenuta in tempi celeri proprio perché gestita dalla regione e dagli enti locali».
Risposte che secondo il sindaco di Soave dovrebbero riguardare tanto la fase emergenziale, quanto la fase immediatamente successiva al verificarsi delle calamità naturali: «Ad esempio – continua Pressi – in occasione degli allagamenti del 16 maggio 2024, che hanno interessato tutto il territorio veronese, con episodi particolarmente complessi nell’est veronese, da Soave sino alla zona di Caldiero, senza dimenticare gli allagamenti di dimensioni fortunatamente più contenuti e localizzati nei territori di S. Martino e Lavagno, la dichiarazione dello stato di emergenza da parte dello Stato è avvenuta solo il 30 luglio, quindi con un mese e mezzo di ritardo. Senza questa dichiarazione governativa, alcune assicurazioni non coprono i danni e i cittadini devono scegliere se rimanere per 45 giorni con le abitazioni o le aziende danneggiate o avviare subito i lavori rischiando però di perdere il ristoro assicurativo» conclude Pressi.


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