Alessandro Apostoli: «Non chiamatemi “bad boy”»
di Giorgia Preti | 6 Febbraio 2025Ormai l’ha quasi perso l’accento veronese, in favore di una dizione decisamente più professionale, quindi neutra. Forse si sente un filo di accento romano e, d’altronde, è lì che vive ora Alessandro Apostoli, a Roma Capitale, dove la sua carriera attoriale sta spiccando il volo. Classe 2000, partito da San Giovanni Lupatoto – la sua “Twin Peaks” come gli piace ironicamente definirla – ha imboccato una strada complicata, quella della recitazione, dove le parole “opportunità” e “fortuna” vanno spesso a braccetto. Lui, dal canto suo, può contare sul talento che ha già dimostrato su vari set, tra i quali – molto recentemente – quello del film di Alberto Rizzi, “Squali”, e quello dell’ottava stagione della fiction Rai “Un passo dal cielo” (nel ruolo di Mattia). Il suo è un viso ombroso, enigmatico, che gli è valso diversi ruoli con l’etichetta di “bello e dannato”, eppure – ci confessa – non è così: «Mi capita di avere la testa tra le nuvole e assumo quell’aria misteriosa, mentre magari sto solo pensando a cosa mangiare per cena (ride, ndr)».
Iniziamo con una domanda facile: chi è Alessandro Apostoli?
Diciamo che sono un giovane ragazzotto della provincia veronese, di San Giovanni Lupatoto. Se dovessi descrivermi, direi che cerco di essere un buon amico e di rimanere sempre con i piedi per terra. Sono una persona piuttosto tranquilla, infatti i miei amici spesso mi prendono in giro per la mia apparente imperturbabilità. Mi piace affrontare le situazioni in maniera concreta: se c’è da fare qualcosa, si fa e basta.
A livello professionale come è iniziato il tuo percorso per diventare attore?

Fin da bambino sono sempre stato creativo, anche se un po’ timido. Inizialmente volevo fare il fumettista, poi alle superiori ho iniziato a girare video su YouTube con sketch comici. A 17 anni ho visto Taxi Driver ed è stato un colpo di fulmine: ho capito che volevo fare l’attore. Così mi sono informato sui corsi e ho iniziato al Teatro Astra di San Giovanni Lupatoto. Da lì è partito tutto: corsi, esperienze varie, fino al trasferimento a Roma per l’Accademia.
Ultimamente il tuo percorso si è intensificato: ti abbiamo visto in “Squali” e ora in “Un passo dal cielo”. Stai prendendo il largo.
Non ci si può lamentare! Le cose stanno andando bene e spero di continuare così.
I tuoi genitori ti hanno sempre sostenuto in questa scelta?
Sì, sono sempre stati molto buoni con me. Ovviamente, come tutti i genitori, all’inizio mi hanno fatto presente che non avevo scelto la strada più semplice. Però, vedendo che i miei passetti li facevo e che con impegno e costanza arrivavano i risultati, hanno capito che questa era la mia strada e mi hanno sempre supportato. Certo, ci sono sempre state grandi discussioni alle cene di Natale e Pasqua, ma va bene così. (ride, ndr)

Come dicevi, quella della recitazione è una strada difficile. Hai mai pensato di mollare tutto?
No, sinceramente no. Certo, ci sono periodi intensi e altri più vuoti, ma cerco sempre di tenermi occupato: scrivo, contatto persone, creo occasioni. Penso che la perseveranza e la fortuna siano fondamentali in questo mestiere.
Quindi ti diletti anche a scrivere?
Sì, mi piace molto scrivere. Ho diversi progetti nel cassetto e in futuro mi piacerebbe portarli avanti. Leggo meno di quanto vorrei, ma scrivere mi diverte.

Passiamo alle domande importanti: film preferito?
Domanda difficile, ma ti direi Taxi Driver, per il legame affettivo.
E la tua serie TV preferita?
Twin Peaks, senza dubbio! A maggior ragione visto che è uno dei lasciti dell’immenso David Lynch.
Se potessi scegliere un regista con cui lavorare, chi sarebbe?
Ce ne sono tanti, ma ultimamente sto adorando Robert Eggers. È un regista straordinario, ogni suo film è un capolavoro. Penso che tra venti o trent’anni sarà ricordato come uno dei più grandi.
E a livello di personaggi chi ti piacerebbe interpretare?
Mi piacerebbe interpretare qualcosa di sopra le righe, magari un personaggio fumettistico o un cowboy. (ride, ndr)

Ad oggi tu ti sei ritagliato spesso ruoli da “bello e dannato”. Ti ci riconosci?
Mi imbarazza un po’, ma sì, mi dicono spesso che do quell’impressione. Non sono cosciente di trasmetterla, ma forse dipende anche dal mio aspetto e dai ruoli che interpreto. Però mi piace esplorare personaggi così, per il momento. In futuro mi piacerebbe sperimentare anche altro.
Andiamo alla tua parentesi romana. Come ti ci trovi?
È una città incredibile, ma bisogna stare attenti perché può illudere tanto. Ho fatto molte conoscenze, anche grazie all’Accademia. Per esempio, ho avuto occasione di andare a casa di Filippo Timi per aiutarlo con alcune letture. Se ti fai conoscere e rimani con i piedi per terra, le occasioni arrivano.
E in tutto ciò ti manca Verona e la tua San Giovanni?
Sì, sempre. Tornare mi fa sempre piacere. È una cittadina con un’atmosfera particolare, quasi da Twin Peaks: quella piccola cittadina immersa nella nebbia.
Oltre alla recitazione, hai altri hobby?
Sì, il disegno è una mia grande passione, mi aiuta a rilassarmi. Poi mi tengo in forma, vado al cinema e guardo molti film, anche di quelli assurdi e inguardabili, ma più per divertimento.
Quando guardi i film lo fai con “l’occhio dell’attore”?
Sì, adoro i dettagli. Mi piace osservare le piccole cose, i tic degli attori, i movimenti minimi. A volte mi interessa più chi sta sullo sfondo che i protagonisti. Quando poi guardo i film con gli amici ci piace cercare di capire chi sarebbe più adatto tra noi a ricoprire i ruoli; quindi, cambiamo i nomi agli attori con i nostri. (Ride, ndr)
Andiamo all’esperienza più recente in Rai. Come è stata l’esperienza su un set così importante?

Bellissima! Il provino è stato un fulmine a ciel sereno: ho girato un self-tape pensando che magari mi avrebbero richiamato; invece, mi hanno preso subito e ho iniziato a girare la settimana dopo. Le riprese in Veneto con le mongolfiere sono state incredibili.
Domanda nostalgica per addetto ai lavori: il cinema sta morendo o ha ancora un futuro?
La sala cinematografica sta vivendo un momento difficile. Una volta si andava al cinema tutti i giorni, oggi è diventato quasi un evento speciale. Purtroppo, credo che la visione in sala andrà sempre più riducendosi, ma spero di sbagliarmi.
Chiudiamo con un classico. Qual è il tuo sogno nel cassetto?
Vorrei interpretare un ruolo iconico, qualcosa che lasci un segno nell’immaginario collettivo. Sarebbe incredibile sentire qualcuno citare una frase di un mio personaggio.


In Evidenza
I bigoli de “I Morosetti” vincono la puntata veronese di Foodish

Scuole e carcere insieme per un nuovo percorso riabilitativo

Giuseppe Galderisi: «A Verona ho trovato l’America»

ActionAid e Quid insieme per un Natale di inclusione e moda sostenibile

Fondazione Telethon: anche a Verona torna la campagna di Natale

A Verona torna il Pranzo di Natale Solidale di Croce Bianca

“In farmacia per i bambini”: Verona prima in Veneto per solidarietà

Dick Van Dyke compie 100 anni: un tuffo nella vita del romantico “spazzacamino”

Al Galilei si “sfornano” geni: Luca Bortolazzi terzo alle Olimpiadi dell’IA

