Il mio mondo tra la campagna e YouTube

di Giorgia Preti | 8 Luglio 2023
Non ci ha accolti con il suo “Weila! Ciao ragazzi”, come è solito fare nei suoi video, ma ci siamo accontentati del sorriso che ha sfoderato sin dal nostro arrivo e fino alle fine, anche quando lo abbiamo costretto a guidare il trattore sotto il sole di mezzogiorno. Lui è Alessandro Filippi, classe ’95, originario…

Non ci ha accolti con il suo “Weila! Ciao ragazzi”, come è solito fare nei suoi video, ma ci siamo accontentati del sorriso che ha sfoderato sin dal nostro arrivo e fino alle fine, anche quando lo abbiamo costretto a guidare il trattore sotto il sole di mezzogiorno.
Lui è Alessandro Filippi, classe ’95, originario di Lazise, ma per quanto riguarda il suo lavoro abbiamo (e ha avuto lui stesso) qualche difficoltà nel definirlo: agricoltore? No, non è abbastanza esperto per accostarsi a quel lavoro a cui suo padre ha dedicato una vita. YouTuber? Nemmeno: «Non lo so, ci sono persone che hanno molto più successo di me» ci dice ridendo imbarazzato. Alla fine, il compromesso sta nel mezzo: Alessandro è un ibrido, il risultato di due mondi molto lontani che, però, lui è riuscito ad avvicinare grazie alla passione per la sua terra e per il videomaking.
Il suo canale YouTube, “Filips Country”, aperto durante la pandemia, in soli tre anni ha raccolto oltre 60mila iscrizioni e pubblicato video che contano centinaia di migliaia di visualizzazioni. Il segreto? La genuinità, ci vien da dire, e la simpatia di Alessandro, che, dall’agriturismo di famiglia, racconta alcuni spaccati quotidiani del lavoro nei campi: dalla costruzione di un vigneto alla vendemmia, dall’aratura alla raccolta delle olive e tanto altro. Il tutto girato e editato da Alessandro stesso, che non risparmia in particolari e in “sgridate” da parte del papà, che «quando il lavoro non viene fatto come vuole lui, si agita» ci racconta ridendo. La scommessa fatta tre anni fa con il suo canale YouTube, Alessandro la sta vincendo e le conferme stanno arrivando con le prime collaborazioni e un riconoscimento inaspettato: l’Oscar Green di Coldiretti, conquistato in ex equo per la categoria “Impresa Digitale”.
Quando hai iniziato a lavorare nell’agriturismo di famiglia?
Da appena ho potuto: l’agriturismo ha aperto nel 2014 e ho iniziato a lavorarci subito, anche se non a tempo pieno, visto che stavo ancora studiando.
Cosa hai studiato?
Ho fatto il liceo scientifico, poi tre anni di Economia all’università e la magistrale in marketing territoriale.
Quindi non hai mai studiato videomaking?
No. Ero partito facendo video per la band in cui suonavo. All’università ho iniziato a interessarmi al mondo video e audio e ho iniziato a fare foto. Poi sono partito con i video imparando da YouTube: il primo l’ho girato qui in campagna con una GoPro che mi era stata prestata: ho provato a fare un mini-video vlog e volevo caricarlo su Facebook per promuovere la pagina dell’agriturismo, ma per mia madre era troppo informale e quindi ho provato a farne degli altri per caricarli su YouTube. Così è nato il canale.
Quanto tempo fa sei partito?
Ho iniziato durante il lockdown, il 21 aprile 2020, perché avevo tanto tempo libero: avevo finito gli studi e l’agriturismo era chiuso.
Quanto tempo investi nel girare ed editare un video?
Di solito mezz’ora la perdo solo per accendere il drone e farlo partire, poi tendenzialmente registro mentre lavoro. Poi l’editing dipende: i primi video li editavo molto velocemente, tra una e tre ore, mentre per gli ultimi video faccio molti timelapse e ho tante riprese da dispositivi diversi, quindi ci impiego dalle dieci alle quindici ore.
Quando registri sai già cosa andrai a fare o improvvisi?
Per alcuni video, soprattutto i più importanti, mi programmo prima. Per altri video, per i quali viene fatta una lavorazione standard, come la raccolta del frumento, che so già come andrà, magari non mi programmo. L’unica cosa che sto facendo ultimamente in tutti i miei video è un’introduzione dove spiego cosa si vedrà, di modo che, se lo spettatore non è interessato, esce subito senza perdere tempo. Adesso, comunque, cerco sempre di essere riconoscibile nei miei video, anche a livello di editing.
Quindi hai una tua “firma” nei video?
Fino a sei mesi fa, all’inizio dei video dicevo sempre “Weila, ciao ragazzi!”. Adesso metto prima l’introduzione e poi il saluto. Quello è il mio “timbro” ed è anche il modo in cui saluto i miei amici.
Il video di cui sei più orgoglioso?
Sicuramente quelli in cui parlo di costruzioni (come quello sui muri della piscina) anche perché sono un po’ più impegnativi e ci tengo, anche perché sono studiati e creativi.
Ti aspettavi questo successo su YouTube?
No! Quando sono partito avevo visto che c’erano già tanti youtuber in tanti ambiti, ma sull’agricoltura gli argomenti venivano trattati in modo più esplicativo, mentre io volevo fare più intrattenimento: far vedere quello che succedeva all’interno dell’azienda, come la prima aratura che ho fatto (ride, ndr). La cosa bella è che tanti commentano e si rispecchiano in quello che facciamo.
Ma si riesce davvero a guadagnare con i video?
In Italia si guadagna un euro ogni mille visualizzazioni circa. Se il video è lungo e le persone lo guardano fino alla fine e gli metti dentro più pubblicità, ti danno anche due o tre euro per visualizzazione. Dipende anche dall’argomento del video: se si parla di finanza ed economia è facile che si arrivi anche sopra i sette euro. Io ci ho impiegato un anno a guadagnare da YouTube e ora ho aperto la partita Iva. È stata una scommessa all’inizio.
Ma tu, su YouTube, chi segui? Dimmene tre.
Difficile! Ne seguo tanti perché cerco di prendere spunti da tutti. Direi: Jakidale, Casey Neistat e Michele Molteni.
E i nuovi social, come Instagram e TikTok, li usi?
Ho aperto pagine anche su questi social, ma non ci ho investito molto: sono video corti che rischiano di non restare in mente a chi li guarda, mentre su YouTube, se guardano un video lungo, capiscono chi sei e chi si iscrive è più autentico.

Hai sempre pensato che questo – tra i campi e i video – poteva essere il tuo mondo?
Nel momento in cui ho finito l’università sarei potuto andare a lavorare per altre aziende, però alla fine, dovendo scegliere tra lavorare per qualcun altro o per l’azienda di famiglia facendo anche quello che mi piace come i video, ho scelto la mia passione.
Quindi come ti definiresti? Più agricoltore o YouTuber?
Non direi agricoltore, perché non lavoro sempre nei campi, ma tanto anche in agriturismo. Dipende da periodo a periodo. Ma non mi definirei nemmeno YouTuber: il mio lavoro principale è un altro.
Sei un ibrido…
Esatto!
Un aggettivo per descrivere questo tuo essere “ibrido”?
Creativo, appassionante, potente!
Cosa ti piace di questa vita?
Il fatto che quando fai delle cose, vedi i risultati direttamente. Ma la cosa che mi piace di più è la possibilità di essere creativo, imparo sempre qualcosa di nuovo e mi metto in gioco.
E i tuoi genitori ti hanno sostenuto in questa scelta di avere un “doppio” lavoro?
All’inizio soprattutto mio padre era un po’ diffidente, ma con il passare del tempo ha capito che è importante, anche perché poi qualche azienda ha iniziato a mandarci materiale in regalo e tante persone che vengono in agriturismo si fermano per comprare olio o vino. Sono cose che fan capire l’importanza del lavoro fatto.
Tuo papà compare spesso nei video…
Sì, mio padre compare quasi sempre. Sta al gioco, ma non bisogna perdere troppo tempo (ride, ndr). Per lui il lavoro principale è quello nei campi e i video sono in secondo piano: giustamente questa è l’attività di famiglia. Anche io, quando devo, do precedenza al lavoro in campagna o in agriturismo.
E perché nei tuoi video li chiami “madre” e “padre”?
(ride, ndr) Questa è una storia particolare. Quando ero piccolo avevo un amico con cui mi vedevo tutte le sere e lui aveva iniziato a chiamare i suoi genitori “padre” e “madre”, perché l’aveva sentito alla televisione, così anche io ho iniziato a chiamare così i miei. Il problema è che lui, crescendo, ha smesso, mentre io ho continuato.

E l’Oscar Green di Coldiretti te lo aspettavi?
No, non pensavo neanche di partecipare al concorso. Mi hanno chiamato da Coldiretti e ho partecipato perché ho visto che mio padre ci teneva e sono stato candidato per la categoria “Impresa Digitale”. Sono andato a Venezia e mi sono detto “vediamo come va”. A un certo momento mi hanno chiamato in disparte dicendomi che mi doveva intervistare la RAI perché avevo vinto. Non mi aspettavo di vincere ed è stata una bella soddisfazione vedere riconosciuti i propri sforzi.
E gli amici: provano a “infiltrarsi” in qualche video?
No, sono tranquilli, anche perché i video che faccio sono quasi tutti in campagna e quindi dovrebbero lavorare anche loro. E quello non è un incentivo (ride, ndr).