Storie di persone - 08 ottobre 2024, 16:40

«L’amore è la chiave della nostra salvezza»

«L’amore è la chiave della nostra salvezza»

È successo che un martedì mattina - di quelli che ancora hanno il “sapore amaro” del lunedì - ci siamo trovati attorno ad un tavolo a parlare di amore con Vittorino Andreoli. Una chiacchierata, quasi nata per caso, che potremmo definire come un flusso di coscienza ragionato nel quale ci siamo immersi insieme al noto psichiatra veronese. Ma questa volta, non per indagare i meandri della pazzia o della malattia, a lui così famigliari, bensì per rispondere ad alcune domande: cos’è, come nasce, come cresce, come si evolve e come degenera l’amore? Quesiti, questi, che non siamo abituati a porci troppo spesso: a volte per pigrizia, altre perché pensiamo di conoscere già le risposte e, altre ancora, perché alcune di queste ci fanno paura. Eppure, nei quaranta minuti che abbiamo passato con il Professor Andreoli, tutto ci è apparso chiaro e semplice nella sua complessità: l’amore è un sentimento necessario, invincibile; un po’ come scriveva Virgilio più di duemila anni fa nelle sue “Bucoliche”: «Omnia vincit amor, et nos cedamus amori» (L’amore vince su tutto, arrendiamoci anche noi all’amore). Così anche noi ci siamo “arresi” e ci siamo lasciati guidare ancora una volta (come accadde già otto anni fa), in un’analisi tanto sensibile quanto rigorosa - racchiusa nella sua ultima fatica letteraria, Lettera sull’amore (a tutte le età) - su ciò che in oltre 60 anni di carriera ha imparato a proposito di un sentimento che, in effetti, è il vero motore di tutto.

Professore, partiamo con una domanda semplice: cos’è l’amore?

L’amore ha tante espressioni: c’è l’amore di coppia, l’amore tra padre e figlio, tra nonni e nipoti o, ancora, l’amore di un monaco per Dio. Ecco, questo è l’amore: un legame necessario a vivere, che non è più incentrato sull’io. 

Però l’io esiste ancora…

Certo: la coppia è sempre formata da due “io”, ma si parla di legame quando quei due “io” generano un “noi”. E quando entra in gioco quel pronome, non c’è più un momento della vita in cui siamo senza l’altro. Per questo è importante la differenza tra emozione e sentimento: l’emozione è una risposta alla presenza di uno stimolo che dura per un breve periodo di tempo e poi scompare, mentre il sentimento è l’elemento fondamentale del legame perché è lì che si realizza la presenza dell’assente.

Quindi l’amore continua anche quando “l’altro” non c’è più?

Io, sa, sono vecchio e, ormai, vivo più di morti che di vivi. E il legame d’amore c’è anche con chi non c’è più; Mio padre, per esempio, era il mio eroe: anche questo è amore.

Tornando all’amore di coppia, lei nel suo libro scardina il concetto di “colpo di fulmine” in favore di un amore che si compie per fasi, gradualmente.

L’amore è una costruzione che rappresenta lei e l'altro o l'altra in tutte le combinazioni, ma per costruirlo occorre una pianificazione. Non serve un manuale, però occorre fondarlo sui propri bisogni e il bisogno non è il potere, ma la fragilità. Noi abbiamo bisogno dell'altro proprio perché siamo fragili. Partendo dalla grande massima di Socrate, “Conosci te stesso”, io dico che andrebbe corretta in “Conosci te stesso per poterti relazionare meglio con l'altro”. Così anche l’amore diventa una cosa molto bella, perché io tento di fare ciò che piace all’altro, ma ho la garanzia che l’altro cerca di fare ciò che piace a me.

E qui entra in campo anche un altro termine per lei molto importante: il compromesso.

È una parola bellissima. Significa che ci sono due posizioni che divergono e che si riesce a far sì che si mettano insieme modificandosi per far piacere a entrambe le posizioni. È meraviglioso.

Lei ha affrontato anche il tema della violenza di genere…

L’innamoramento è a tappe: prima c’è l'attrazione, poi la proiezione e infine l'esperienza. Magari sono stato attratto da una persona e ci ho costruito un legame perché ho pensato che fosse possibile; però se, per esempio, nella fase dell'esperienza una volta mi ha detto “Taci, imbecille!”, ecco quella è una violenza ed è un limite che non fa nascere l'amore, perché la violenza verbale diventa poi violenza fisica e psicologica.

Perché ha scelto la lettera come strumento di dialogo con il lettore?

Perché mi piace molto: è il tentativo di potersi raccontare. E poi, vede, nel lavoro che faccio mi trovo bene con una persona sola, alla quale mi dedico completamente.

E perché ha voluto parlare proprio di amore?

Perché è l'unica possibile salvezza che ci rimane ancora. È talmente grande l'odio che domina il mondo… . Io, lo sa, sono un pessimista attivo, ma credo che la vera speranza stia nello scoprire la bellezza dell'amore, che è l'unica caratteristica completamente umana. La lotta ce l’hanno anche gli scimpanzè, ma l’amore no. Il nostro cervello, difatti, è diviso in due sezioni: quella del pensiero e quella degli affetti e sono questi ultimi a caratterizzare l’uomo. Nemmeno l’intelligenza artificiale, di cui si parla tanto ora, può darci affetto: io le guardo spesso le risposte che dà Chat GPT e sono sì curiose, ma molto tristi.

Lei crede ancora nell’uomo, quindi?

Io sono innamorato dell'uomo nel senso antropologico del termine. Nella mia carriera ho stabilito relazioni anche con i grandi delinquenti: per esempio, mi sono occupato di Donato Bilancia, che ha ammazzato diciassette persone in sei mesi. Però credo che anche nell'uomo cattivo e iroso ci sia ancora e soprattutto l'uomo e quindi la possibilità di passare all'amore.

Cosa possiamo dire, invece, dell’amore tra genitori e figli?

Ci sono gli esperti del “sì” o del “no”. Io, innanzitutto, faccio la distinzione tra genitore e padre. Padre si diventa, tanto è vero che chi adotta non è genitore, ma può diventare padre o madre e amare i propri figli. Poi si arriva anche ai drammi che leggiamo sui giornali, di genitori che ammazzano i figli a causa dell’insicurezza, della paura di non farcela. L’amore, anche in quel caso, diventa l’unica possibilità. Dobbiamo scoprire che abbiamo bisogno dell’amore per vivere meglio, altrimenti faremo la fine dei dinosauri.

Verona come è messa quanto ad amore?

Beh, abbiamo Giulietta e Romeo… (ride, ndr). Verona è una città straordinaria e bellissima - e la bellezza è un termine che si collega all’amore - ma c’è molto odio, troppa invidia e tanta recita. Per esempio: il rientro da queste vacanze è stato disastroso, perché c’è stato un aumento della depressione e della delusione.

Come mai?

Perché una volta ritornati a casa si hanno meno soldi, si è più stressati e affaticati. Alla mensa dei Frati del Barana vanno a mangiare sempre più lavoratori che non riescono a far arrivare la famiglia a fine mese. E nonostante questo, i veronesi fingono: vogliono mostrare una facciata.

Ma quindi, secondo lei, l’amore può salvare il mondo?

È l’unica possibilità. Dobbiamo capire il vero principio del vantaggio, che non è l’altruismo. Anzi, ammetto persino un egoismo vantaggioso, ma che porta all’amicizia, all’accordo, alla cooperazione. Con una persona a cui vogliamo bene ci si sente meglio, più sicuri, mentre con i nemici si ha paura di tutto. Noi dobbiamo ricordarci di questa paura e trasformarla in esperienza per trovare nell’altro, anche se non lo si conosce, qualcuno che ci può aiutare.

Giorgia Preti

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