Storie del territorio | 05 ottobre 2024, 15:56

Un ricordo da Monte Comun

Un ricordo da Monte Comun

Sono passati 80 anni dalla battaglia di Monte Comun, sul crinale della collina ad Ovest che unisce la Valpantena alla Valpolicella. Una contrada di Alcenago che, oggi, alcuni suoi abitanti chiamano “l’Eden”, per le bellezze naturali che la compongono. Forse è cresciuta nel rispetto delle sue vittime: la triestina Rita Rosani (Rita Rosenzweig), il diciottenne Dino Degani di Negrar e i dispersi Orso, Gallo e Selva. Monte Comun, infatti, quella domenica 17 settembre 1944, fu teatro di una elle più efferati battaglie, che hanno segnato la storia della resistenza partigiana veronese.

Il fatto

Nelle case coloniche Ca’ del Prete e Ca’ Baciocca erano rifugiati una quindicina di partigiani della brigata Aquila, dai 18 ai 26 anni, comandati dal tenente Narciso Benetti “Rostro”. Ai primi di settembre si aggiunsero il colonello Umberto Ricca (nome di battaglia Ernesto) e la sua compagna, la maestra ebrea Rita Rosani (nome di battaglia Clotilde). Il colonello Ricca prese il comando della brigata Aquila, sprovvista di armi e, sabato (16 settembre) inviò a Grezzana Gallo, Orso e Selva per ricevere alcune armi promesse. Questi vennero scoperti dai fascisti – accampati alla scuola di Quinto – che li presero e portarono nella loro sede, dove vennero torturati. Nessuna notizia certa risulta agli atti sul loro destino: vennero considerati “dispersi”.

Il colonello Ricca, svegliatosi di mattino presto e constatato il mancato rientro dei tre emissari, svegliò tutti ordinando di “mettersi in salvo”. Ciò significava salire sulla cima di Monte Comun, scavalcare il muretto di confine e scendere verso Negrar. Dino - nome di battaglia “Giraffa” perché lungo e magro - venne dotato dell’unica mitragliatrice per coprire i compagni in fuga. Rita, reduce da un attacco di malaria, rimase indietro. Il rastrellamento dei 130 tra tedeschi e fascisti, ben riforniti di armi e accompagnati dagli ostaggi (abitanti di Alcenago), era sempre più pericoloso. I partigiani erano quasi tutti in salvo. Dino, però, si accorse che mancava Rita e, seppur ferito, tornò indietro per aiutarla. La trovò e vide il cecchino accanto che le sparò un colpo in fronte. Un secondo cecchino colpì alla nuca anche Dino. L’ordine era di lasciare all’addiaccio le due salme. I due cecchini, processati, vennero considerati “collaborazionisti militari”, quindi assolti.

Del fatto venne avvisato don Pompilio Zanella (parroco ad Alcenago dal 1931 al 1966), il quale salì sul Monte Comun e, ignorando gli ordini dei nazifascisti, trovati i corpi senza vita di Rita e Dino, diede loro cristiana sepoltura nel cimitero di Alcenago. Soltanto il 3 giugno 1945 la salma di Dino venne sepolta a Negrar, mentre quella di Rita nel cimitero ebraico di Verona.

Fu il padre di Dino a installare i due piccoli cippi nel punto in cui Rita e Dino vennero trucidati e lì, fin dall’anno successivo, vennero commemorati. Partecipava sempre anche la mamma di Dino - Gerarda Lisanti - portando un mazzolino di fiori. Mentre la mamma di Rita, Rosa Strakosch, forse non vide mai Monte Comun e il 27 febbraio 1947 perse anche il marito Lodovico, colpito da “sincope cardiaca”. Mamma Rosa a Verona fu decorata della medaglia d’oro all’unica figlia Rita, visse poi di stenti e morì il 1° maggio 1954.

Nel 1975 il ragionier Lino Tezza, acquistate Ca’ Del Prete, Ca’ Baciocca e un’ampia area sul Monte Comun, nel grande prato depose il cippo fatto costruire con incisi i nomi delle vittime e dei dispersi. Nel 1991 venne aggiunto l’altare di marmo rosso Verona, formando un sacrario a cielo aperto, dove anche quest’anno sono saliti autorità, volontari delle varie associazioni, la banda musicale cittadina di Grezzana, giovani e pubblico per commemorare le vittime, implorando «la pace» e per riflettere sui grandi valori della «democrazia, della convivenza civile, dell’uguaglianza, della libertà» e sull’importanza della «memoria storica» rappresentata da questo sito.

Le medaglie al Valor Militare. Il colonello Umberto Ricca si impegnò molto affinché a Rita, prima donna ebrea morta in combattimento, venisse riconosciuta la Medaglia d’Oro al Valor Militare, mentre a Dino venne assegnata la Medaglia d’Argento.

Medaglia d’Oro alla “Memoria” di Rita Rosani: «Perseguitata politica entrava a far parte di una banda partigiana vivendo la dura vita del combattente. Fu compagna, sorella, animatrice di indomito valore e di ardente fede. Mai arretrò innanzi al sicuro pericolo e alle sofferenze della dura Resistenza, pur di portare a compimento le delicate e rischiosissime missioni a lei affidate. Circondata la sua banda da preponderanti forze nazifasciste, impugnava le armi e, ultima a ritirarsi, combatté strenuamente finché cadeva da valorosa sul campo immolando alla Patria la giovane ed eroica esistenza».

Alla “Memoria” di Dino Degani la Medaglia d’Argento al Valor Militare: «Giovanissimo combattente della Lotta di Liberazione, venutosi a trovare con pochi compagni impegnato da forze nemiche di gran lunga superiori, si batteva a lungo con fiero ardimento. Ferito, mentre con il fuoco proteggeva la ritirata continuava a combattere, ripiegando a balzi fino a raggiungere i suoi. Era praticamente in salvo, quando con generoso slancio, tornava al contrattacco. Colpito in fronte cadeva da prode sul campo».



Alessandra Scolari