Storie di persone - 01 ottobre 2024, 09:38

La (fragile) poesia del vetro

Fragile eppure affascinante, a volte dai mille colori ed elaborato in forme che possono richiedere ore e ore di lavoro. L’arte del vetro non è una passione adatta ai “deboli di cuore”: serve pazienza, precisione, creatività e, soprattutto, nervi saldi se l’opera a cui si sta lavorando da una giornata intera va in mille pezzi. E nonostante Murano sia universalmente riconosciuta come la patria di quest’arte così particolare, che vi affonda le radici sin dal XIII Secolo, anche Verona può dire la sua. Non tanto per la vicinanza geografica, quanto per il talento di alcuni suoi “figli”. Tra questi c’è Alessandro Colò, originario della Valpantena, che da una decina di anni a questa parte ha trovato la sua dimensione in quelli che sono piccoli alberi di vetro colorato, la cui bellezza non è sfuggita ai maestri d’Oltreoceano, che gli hanno dedicato la copertina della rivista di settore “Glass Line”.

Come è iniziata questa passione?

Vedere lavorare il vetro è una cosa che mi ha sempre appassionato sin da piccolo, complice la vicinanza con Venezia e Murano. Una decina di anni fa ho iniziato a fare un primo corso proprio a Murano, poi un altro laboratorio e ancora un altro corso.

Ti sei dovuto creare una stanza apposita a casa per lavorare il vetro?

Sì, ho un laboratorio dove ho due forni per la cottura del vetro. da usare una volta finite le opere, e il cannello dove scaldo e modello il vetro tramite la lavorazione “a lume”.

Come si sono evoluti i tuoi lavori nel tempo?

Io sono partito realizzando le tipiche “perle di Murano”. Erano stupende, ma era un lavoro limitante a livello di espressività. Così ho iniziato a dedicarmi alla scultura. Quella che faccio adesso è modellazione e il vetro lo posso usare come voglio. Essendo poi un amante della pittura, mi piacerebbe portare nell’arte del vetro quelle che sono state le grandi avanguardie del Novecento nell’ambito pittorico, quando si è abbandonata l’arte figurativa e si è introdotto l’astrattismo. Già i miei alberi hanno una forma più astratta e vorrei proseguire su questa strada.

Quanto tempo impieghi per realizzare un tuo albero in vetro?

All’incirca una decina di ore. Ci vuole pazienza e alla fine ti ritrovi sempre con almeno un paio di secchi pieni di vetro da buttare. Poi dipende dal tipo di vetro utilizzato: il vetro borosilicato che è molto più duro e quindi perdona eventuali errori, puoi riscaldarlo e non si crepa; il vetro di Murano, invece, è soffice ma più difficile da lavorare: non permette di tornare indietro e se si riscalda, si crepa.

In quei momenti cosa pensi?

Semplicemente finisce tutto contro il muro (ride, ndr).

La copertina della rivista americana “Glass Line” te la aspettavi?

No, mi avevano contattato per un’intervista e per spiegare come realizzo i miei alberelli tramite un tutorial passo passo. Già essere sulla rivista mi aveva emozionato perché si tratta di un magazine a cui sono abbonato e sul quale non avevo pensato di poter finire come artista. Avere anche la copertina dedicata è stata davvero una sorpresa.

Pensi che questa passione potrà diventare un lavoro in futuro?

Lo spero. Adesso realizzo oggettistica per alcuni negozi di Venezia, ma è ancora una cosa limitata. Sto provando a rendere l’arte del vetro un lavoro a tutti gli effetti, sicuramente mi piacerebbe.