Community - 11 settembre 2024, 15:09

Più italiani, meno italiani

Quando scoppia una polemica politica estiva, il dubbio è sempre che il suo scopo non sia quello di costruire un dibattito su un tema per migliorare il Paese, ma semmai dare a chi parla l’opportunità di affermare il proprio pensiero. Ognuno dice la sua, fa contenta la propria parte politica e i propri elettori, replica agli avversari e poi… Si ricomincia con un nuovo tema e una nuova polemica.

Peccato, perché talvolta i temi sollevati sono preziosi per il Paese. Ad agosto la politica si è scaldata – non contenta delle temperature già tropicali – sulle modalità di acquisizione della cittadinanza. Ius scholae, ius soli e ius sanguinis sono diventati termini cardine di giornali e telegiornali, altro che lezioni di latino.

Cittadini e cittadinanza

Lo ius soli prevede che chi nasce su un determinato territorio ne acquisisca automaticamente la cittadinanza. È un principio applicato in molti paesi, come gli Stati Uniti, ma non in Italia, se non per casi rari, dove la cittadinanza si basa prevalentemente sullo ius sanguinis. Quest'ultimo attribuisce la cittadinanza in base alla discendenza: se i genitori – o qualche nonno o bisnonno – sono cittadini italiani, lo sarà anche il figlio, indipendentemente dal luogo di nascita.

La proposta rilanciata nelle scorse settimane dal ministro Antonio Tajani di Forza Italia, e sostenuta anche da parti politiche più a sinistra, è quella dello ius scholae, che consentirebbe ai minori stranieri di acquisire la cittadinanza completando uno o due cicli scolastici in Italia, rafforzando quindi il legame con il Paese attraverso l'educazione e l'integrazione culturale.

Critici i colleghi di governo di Tajani, in particolare la Lega. Da Fratelli d’Italia hanno anche sottolineato come questo tema non sia nei programmi della coalizione.

Secondo il Presidente del Veneto Luca Zaia «la cittadinanza va meritata» e con lo ius soli ci sarebbe il rischio di persone che «tornano a casa loro con il passaporto italiano, con tutti i benefici che ne conseguono». D’altro canto, fanno notare i critici di queste posizioni, migliaia di sudamericani possono ottenere facilmente la cittadinanza italiana grazie a qualche avo veneto o calabrese, mentre il figlio di genitori nigeriani nato e sempre vissuto in Italia potrà ottenere la cittadinanza solo da maggiorenne e dopo diversi slalom tra la burocrazia. Inoltre nessun italiano “doc” ha mai “meritato” la cittadinanza: ce la siamo trovata alla nascita.

Gli italiani sono sempre meno

La polemica estiva si può dimenticare in fretta, ma il tema del numero degli italiani che vivono nello Stivale è significativo. Il declino demografico – con l’età media che si alza – è una preoccupazione crescente per le istituzioni italiane. Nel suo discorso all’ultimo Meeting di Rimini, Fabio Panetta, Governatore della Banca d'Italia, ha evidenziato i rischi negativi della riduzione del numero di cittadini in età da lavoro. «Questa dinamica rischia di avere effetti negativi sulla tenuta dei sistemi pensionistici, sul sistema sanitario, sulla propensione a intraprendere e a innovare, sulla sostenibilità dei debiti pubblici» ha detto.

Un dibattito per il domani

La crisi climatica ci ricorda che per evitare i problemi di oggi avremmo dovuto agire decenni fa. Lo stesso sarà con la seria questione del declino demografico. Che fare, quindi? Il Governatore di Bankitalia, oltre agli investimenti nella formazione, suggerisce l’utilità di «misure che favoriscano un afflusso di lavoratori stranieri regolari» anche «rafforzando l’integrazione dei cittadini stranieri nel sistema di istruzione e nel mercato del lavoro». Integrazione che, prima o poi, dovrà passare dal riconoscimento della cittadinanza. Come? Lo scopriremo la prossima estate…