Storie di persone | 12 luglio 2024, 10:50

Federico Massone, oltre l’atleta

Federico Massone, oltre l’atleta

Ha indossato fieramente la maglia della Scaligera Basket per un anno (non troppo fortunato) e la prossima stagione lo vedremo giocare con i colori del Ferraroni JuVi Cremona. Federico Massone, 26 anni, originario della Valle d’Aosta, ha fatto di Verona la sua dimora in questo ultimo anno: «A Verona mi sento a casa, amo particolarmente Castel San Pietro, ci torno spesso a lasciarci i miei pensieri» racconta mentre ripercorre mentalmente la strada che già da adolescente l’aveva portato a separarsi dalla propria famiglia per giocare nella squadra di basket di Biella. Pur distante dalla propria famiglia e dedicando la propria vita allo sport, si è diplomato al liceo classico e ha proseguito i suoi studi universitari approfondendo prima il mondo della comunicazione e poi dell’economia. 

Questa tua passione per il basket quando è iniziata?

Ho iniziato a giocare con mio padre che avevo solo quattro anni. Avevamo montato un canestro sotto casa, è iniziato per gioco ma è diventata fin da subito una passione. Lo sport, in generale, mi è sempre piaciuto: ho giocato anche a tennis, ho fatto atletica, salto in alto, un po’ di tutto. Verso i 12 anni ho iniziato a giocare solo a basket. A 15 anni mi sono traferito da solo a Biella, non sapevo ancora se sarebbe potuto diventare il mio lavoro o se si trattasse di un’esperienza fuori casa che si sarebbe conclusa con gli studi normalmente. Successivamente ho fatto le finali nazionali a Torino ed è stato davvero magnifico. Da quell’esperienza ho conosciuto il mio procuratore e ho iniziato a capire che il basket poteva diventare davvero il mio lavoro. Ho iniziato quello stesso anno a giocare in serie A e così è iniziato il mio approccio al mondo professionista. La scorsa estate sono arrivato alla Scaligera basket: è stata una stagione molto difficile per me perché, dopo solo due settimane dal mio arrivo ho avuto il primo infortunio e poi tornando in campo ne ho avuto un altro. Tutto questo si è concluso con un intervento ad aprile; quindi, la stagione per me non è stata particolarmente positiva, ma per la squadra sì e di questo sono molto felice.

Oltre allo sport, c'è un progetto importante in cui sei personalmente coinvolto...

Nel 2018 mia sorella, all'età di soli 19 anni, si è trovata ad affrontare una dura battaglia contro un linfoma del sangue. Dopo vari cicli di chemioterapia è diventato chiaro che avrebbe avuto bisogno di un trapianto di midollo osseo. Trovare un donatore compatibile è stato estremamente difficile, con solo una possibilità su centomila al di fuori del nucleo familiare. Per fortuna, ho scoperto di essere un perfetto match al 100% e ho potuto donare il midollo necessario per il trapianto. Per quanto fosse un momento delicatissimo, per chi dona - e in quel caso specifico per me - non è per nulla impegnativo: non è altro che una lunga trasfusione. Ogni giorno guardo mia sorella e mi rendo conto di aver contribuito a salvarle la vita. Posso parlare di basket, di studio e quello che vuoi, ma non ci sarà mai niente di più grande che potrò fare nella mia vita.

Vedi il tuo futuro nel mondo dello sport o stai valutando altre opzioni basate sui tuoi studi?

Mi appassiona davvero praticare lo sport ma non mi interessa ciò che lo circonda. Al momento non mi sento particolarmente attratto dall'idea di diventare un allenatore o un dirigente sportivo. Al contrario, trovo che lo studio mi dia tranquillità e mi faccia sentire davvero libero. È una cosa che potrebbe sembrare banale, ma è davvero così perché, se non mi fossi dedicato agli studi avrei perso molte opportunità di crescita e sviluppo per il mio futuro.

Rosa di Cagno