Storie di persone | 11 luglio 2024, 11:49

Andrea Battistoni: ode alla musica

Andrea Battistoni: ode alla musica

Verona nel cuore, ma la valigia sempre pronta a nuove produzioni ed esperienze. Così si racconta il Maestro Andrea Battistoni, compositore e direttore d’orchestra nato a Verona nel 1987 e considerato oggi come uno dei giovani emergenti nel panorama musicale internazionale. Nel 2012 è il più giovane direttore mai salito sul podio del Teatro alla Scala, con “Le Nozze di Figaro” di Mozart, mentre è alla fine del 2013 che inizia il suo sodalizio Artistico con la Tokyo Philharmonic Orchestra, che lo vedrà nominato pochi mesi dopo quale Principal Guest Conductor per numerose Stagioni. Un posto preminente nella sua attuale carriera. Ma è il 2011 l’anno del debutto all’Arena di Verona con “Il Barbiere di Siviglia”, appuntamento che poi si ripete annualmente con nuove produzioni.

L’affetto per il “Tempio della Lirica” è cominciato da molto lontano.

Il mio imprinting con l’Arena di Verona è partito da bambino, con una rappresentazione di “Aida”. Lo vedevo come un kolossal e per me lì è cominciato un meraviglioso percorso a cui sono legato indissolubilmente. E non solo per la carriera, ma perché è anche il teatro dove ho conosciuto mia moglie e dove molti dei miei insegnanti suonano come orchestrali. Ogni anno, per me, tornare a dirigere è come tornare a casa e vivere uno speciale “rito collettivo” che, nonostante muti ogni anno a seconda delle diverse produzioni, racconta nelle sue pietre migliaia di storie di musica e di talenti legati all’arte.

Una vita che è sempre un po’ in “viaggio”…

Gli impegni sono tantissimi e la vita è molto particolare, ma è un vero privilegio perché entro in contatto con varie realtà e culture. Ogni nazione ha le sue peculiarità e così pure la propria musica. Così il mio ruolo si arricchisce sempre di sfumature diverse. Il mio è un continuo grande allenamento.

Il ritorno in Arena quest’anno è con la “Nona Sinfonia” di Beethoven l’11 agosto. Cosa la aspetta?

Non posso che esserne onorato, soprattutto perché ha un significato ancora più grande nei suoi 200 anni dalla prima esecuzione nel 1824. Un compositore che si ritiene come tra i più grandi come spirito umano e una Sinfonia dotata di una grandissima orchestra, anche in termini di numeri. Ma in particolare perché il concerto terminerà con “l’Inno alla Gioia” scritta dal poeta e drammaturgo tedesco Friedrich Schiller, un inno di fraternità e unione che oggi, più che mai in questi tempi così burrascosi, può e deve essere un messaggio d’amore tra fratelli e sorelle, uniti dal grande potere universale che è la musica.

Come vede il riconoscimento della “Pratica della Lirica” come Patrimonio UNESCO?

Come ha giustamente affermato il Maestro Muti, deve essere solo un grande punto di partenza, importantissimo, non il coronamento di un percorso. Non ci possiamo sentire come qualcosa e parte di una musica da “preservare”, ma come un valore aggiunto ad un’arte che ha bisogno di un riscatto per la sua vocazione estremamente popolare, nel senso che è patrimonio di un pubblico che può essere trasversale. E in questo l’Arena ne rispecchia completamente i canoni, perché unisce la spettacolarità alla grandezza delle opere. Il mio vuole essere un messaggio e un invito a tutti, soprattutto ai più giovani, perché l’opera crea quell’energia collettiva che è quasi magica: venire in Arena e provare ad ascoltare la sua musica, che sia lirica o sinfonica, è un’esperienza da provare perché è un sentimento che può arrivare a chiunque e parla di noi e dell’essenza dell’umanità. Una gioia che è assicurata.

Alice Martini